Doveva essere un motore di sviluppo per il Sud, un laboratorio civico di idee e progetti per rilanciare il Mezzogiorno. Ma, secondo la Procura di Lecce, “Sveglia Mezzogiorno” era molto di più: una piattaforma occulta di potere, consensi e interessi privati, camuffata da associazione culturale. Un sistema che, secondo i magistrati Alessandro Prontera e Massimiliano Carducci, si sarebbe sviluppato all’ombra delle istituzioni e che ora è finito al centro di una maxi-inchiesta giudiziaria che coinvolge 30 persone: imprenditori, funzionari pubblici, professionisti e politici, tra cui spicca il nome dell’assessore regionale Alessandro Delli Noci.
L’associazione
Formalmente nata per promuovere lo sviluppo socio-economico del Sud Italia, “Sveglia Mezzogiorno” sarebbe stata in realtà, secondo gli inquirenti, la «copertura organizzativa e simbolica» di una cabina di regia politico-affaristica. Un laboratorio di interessi radicati tra Comune di Lecce, Regione Puglia e altri enti territoriali. Tra i protagonisti, nomi noti del panorama pugliese come Alfredo Barone e il lobbista Maurizio Laforgia, figlio dell’ex rettore dell’Università salentina Domenico.
Il “sistema”
Al centro dell’inchiesta figura proprio Delli Noci, ex assessore comunale, oggi figura di spicco della Giunta regionale pugliese e coordinatore di Con, la lista civica più vicina al governatore Michele Emiliano. Secondo l’accusa, fu lui a ideare il nome dell’associazione, che di fatto avrebbe agito come crocevia relazionale per l’ottenimento di fondi pubblici regionali, statali ed europei, a beneficio di una ristretta rete di alleati e sostenitori.
“Sveglia Mezzogiorno” sarebbe stata utilizzata per raccogliere fondi, convogliare incarichi, facilitare approvazioni di progetti e veicolare consensi elettorali. I riscontri non mancano: dai bonifici intestati all’associazione, ognuno da 5mila euro, effettuati da società legate a Delli Noci come Amema Srl, della quale fu amministratore, a Ateneum, Advantech Srl e lo studio Quarta Rapanà Srl. La sede legale di Amema, inoltre, coincide con quella dell’associazione stessa, e il rappresentante legale di “Sveglia Mezzogiorno” risulta essere subentrato proprio alla guida di Amema dopo l’uscita di Delli Noci.
Stando alle carte, quel conto corrente associativo sarebbe servito da serbatoio di elargizioni, indirizzate indirettamente all’assessore regionale. Parte di queste risorse sarebbe poi stata girata in forma apparentemente legittima alla sua campagna elettorale, attraverso compensi al suo segretario e giroconti a favore del mandatario elettorale, che era anche amministratore dell’associazione. Tra gli elementi raccolti, anche messaggi WhatsApp e scambi bancari.
Uno, in particolare, è ritenuto emblematico: un messaggio di Maurizio Laforgia ad Alfredo Barone con le coordinate per un bonifico da 5mila euro, poi trasmesso alla segretaria di quest’ultimo. Causale: “erogazione liberale per le attività istituzionali dell’associazione”. Ma per i magistrati, quell’erogazione potrebbe celare un’operazione ben diversa.
Mellone tra le righe
Nelle oltre mille pagine dell’inchiesta, compare anche il nome del sindaco di Nardò, Pippi Mellone che non è indagato ma citato in alcuni passaggi chiave come interlocutore all’interno delle dinamiche del presunto sistema. In particolare, viene riportato un episodio del 2020, quando Delli Noci avrebbe facilitato un incontro tra Mellone e l’imprenditore Congedo, interessato all’apertura di un nuovo supermercato a Nardò.
L’incontro si sarebbe svolto nello studio leccese dell’avvocato Barone, alla presenza anche dell’imprenditore. Obiettivo: ottenere la necessaria “tabella commerciale” per l’attività economica. Durante l’incontro, secondo quanto riportato, si sarebbe discusso anche dell’assunzione di personale segnalato dal sindaco, con un evidente ritorno in termini di consenso elettorale in vista delle amministrative del 2021.