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Carabiniere ucciso in Puglia, una testimone ha permesso l’arresto di Mastropietro e Giannattasio

Una testimone, alla quale i due rapinatori in fuga avevano chiesto acqua e un passaggio in auto, è la pedina grazie alla quale gli agenti della Squadra mobile di Taranto hanno individuato, poi raggiunto e arrestato Michele Mastropietro e Camillo Giannattasio. La circostanza emerge dagli atti dell’inchiesta, uno dei tre fascicoli aperti dalle procure di…
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Una testimone, alla quale i due rapinatori in fuga avevano chiesto acqua e un passaggio in auto, è la pedina grazie alla quale gli agenti della Squadra mobile di Taranto hanno individuato, poi raggiunto e arrestato Michele Mastropietro e Camillo Giannattasio. La circostanza emerge dagli atti dell’inchiesta, uno dei tre fascicoli aperti dalle procure di Taranto e Brindisi, dopo la morte del brigadiere capo Carlo Legrottaglie, del rapinatore Michele Mastropietro e l’arresto di Giannattasio.

La ricostruzione

Sono le 11.15 del 12 giugno scorso. Nei pressi di un muretto a secco dove è rimasta la Lancia Y dei due, è già stato ucciso Carlo Legrottaglie, solo per essersi avvicinato all’auto per identificare i fuggitivi. I due sono nelle campagne tra Francavilla Fontana e Grottaglie, tra campi coltivati a grano e vigneti. Al Commissariato di polizia di Grottaglie si presenta un 39enne che ha appena sentito al telefono sua zia. La donna gli ha raccontato che, mentre era in zona “Galeasi”, era stata avvicinata da due uomini, uno dei quali con i capelli bianchi, che le avevano chiesto dell’acqua e un passaggio in auto. Al suo rifiuto, spiegherà poi ai poliziotti, si erano allontanati entrambi in direzione della provinciale 86 Grottaglie – San Marzano. Durante la conversazione telefonica le viene chiesto se uno dei due fosse ferito, ricevendo risposta negativa.

Le fasi dell’arresto

Una volta ricevute le coordinate con la posizione, sul posto sono arrivati i Falchi della Squadra mobile che assieme ai colleghi della Squadra investigativa del commissariato di Grottaglie e ai carabinieri hanno cercato di recintare l’area, nel tentativo di bloccare all’interno i due. Dopo averli avvistati nei pressi della masseria Le Monache, e aver intimato l’alt, Giannattasio si arrende e comincia il lungo inseguimento durante il quale, si legge nei verbali degli investigatori, Giampietro avrebbe sparato numerose volte contro la polizia. L’ispettore capo gli avrebbe urlato di lasciare le armi e poi avrebbe sparato un colpo in aria. È alla fine in un campo di grano, mentre sono entrambi allo scoperto, dopo che Giampietro spara contro il sovrintendente (ma la pistola si inceppa), che viene bloccato. Il racconto dei verbalizzanti, ma anche un video, confermano che è ancora vivo quando viene ammanettato: muove le braccia e con le mani insanguinate chiede aiuto per quella ferita al petto. Vengono immediatamente chiamati i soccorsi, ma un quarto d’ora prima che l’ambulanza arrivi, l’uomo muore per arresto cardiocircolatorio. Nella giornata di oggi sarà eseguita sul corpo l’autopsia.

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