Le parole del coordinatore della segreteria di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, con cui si apre al terzo mandato per i presidenti di Regione ha riacceso una questione che sembrava chiusa dopo la sentenza della Corte Costituzionale di due settimane fa con cui veniva accolto il ricorso del Governo contro una legge della Campania che consentiva al suo governatore di potersi riproporre per la terza volta al giudizio degli elettori.
Le dichiarazioni di De Luca
Ed è proprio Vincenzo De Luca che esulta alla notizia di una nuova discussione in sede nazionale: «credo che sia una prova, ancora una volta, di intelligenza politica da parte di Giorgia Meloni, per quello che riesco a percepire. La vicenda delle Regioni rischia di lacerare la coalizione di centrodestra, rischia di aprire un conflitto, anche duro, tra la Lega e il resto della coalizione. Non sarebbe una cosa banale. Credo che abbia valutato – aggiunge – che, dovendo governare l’Italia, probabilmente, conviene eliminare conflitti marginali». Infatti, oltre all’esponente del Pd, anche la Lega sorride all’ipotesi di poter confermare in Veneto Luca Zaia e in Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga.
Le elezioni regionali
Intanto, l’apertura di Donzelli frena la discussione nel centrodestra sulle candidature nelle cinque regioni chiamate al voto in autunno. Se nelle Marche, che dovrebbe andare al voto in solitaria già il 21 settembre, la conferma dell’uscente Francesco Acquaroli di Fdi è scontata, tanto che nei primi giorni di luglio è attesa nel capoluogo, ad Ancona, Arianna Meloni, leader nazionale del partito, per aprire la campagna elettorale, nelle altre il dibattito è fermo, nonostante sia proprio il leader del Carroccio, Matteo Salvini, a chiedere «di fare presto perché i cittadini devono poter conoscere i candidati», confermando come un vertice di coalizione per discutere di regionali, dato per convocato già ieri, non sia ancora all’ordine del giorno.
Cautela, quindi, sembra essere il filo conduttore del centrodestra, soprattutto alla luce della sconfitta alle comunali di Genova, suonata come un campanello d’allarme. Questo perché, nonostante la premier si affanni a dire che «le regionali non sono un elemento dirimente per la tenuta della legislatura», il voto in Puglia, Campania, Toscana, Veneto e Marche rappresenta molto di più di un test locale. Soprattutto se dovesse finire quattro a uno ovvero con il centrodestra che terrebbe solo la ridotta del Veneto, a prescindere dalla riconferma di Zaia, perdendo le Marche dove Acquaroli è dato testa a testa con l’ex sindaco di Pesaro, l’attuale europarlamentare dem Matteo Ricci a capo di una coalizione simile a quella vincente nel capoluogo ligure e lo scorso anno in Sardegna, oltre a Toscana, Campania e Puglia, da decenni fortini del centrosinistra.