Dopo le accuse, velate e non, di responsabilità nel tracollo dell’ex Ilva, dalla procura ionica arriva una nota ufficiale della procuratrice Eugenia Pontassuglia per fare chiarezza. Sostiene l’ufficio del pm in sintesi che dopo il sequestro senza facoltà d’uso dell’altoforno 1 non solo sono state autorizzate quasi tutte le attività richieste da Acciaierie d’Italia, ma che dalla stessa non è arrivata alcuna richiesta di “colaggio dei fusi”, operazione che secondo il ministro Urso doveva avvenire entro 48 ore dall’incidente per evitare danni alla struttura.
L’incendio
Emergono poi nuovi dettagli dell’incidente del 7 maggio. Dalle immagini delle telecamere interne è stata riscontrata una notevole perdita di gas, che ha preso fuoco a contatto con materiale incandescente. Per gli investigatori, l’evento ha «esposto a evidenti rischi per la propria incolumità i lavoratori interni nonché quelli delle aziende terze presenti sulla traiettoria delle emissioni incendiarie di gas e di materiale solido». Emerge, poi, che alcuni dipendenti sono finiti in infermeria con piccole ustioni, contusioni ed escoriazioni. Una versione che confermerebbe il racconto secondo cui alcuni operai si sono gettati nella vasca della loppa per mettersi in salvo.
Le indagini
Per la procuratrice i «preliminari accertamenti» hanno ipotizzato «che l’evento concretizzasse un incidente rilevante, inteso quale emissione o incendio di grande entità dovuto a sviluppi incontrollati». E quindi, «un pericolo grave, immediato per la salute umana o per l’ambiente all’interno o all’esterno dello stabilimento e in cui intervengano una o più sostanze pericolose».