Sarà pure una “pazza idea”, ma comincia a prendere forma e sostanza l’ipotesi di allungare fino a maggio 2026 la legislatura in corso in Regione Puglia. La bozza della proposta di legge continua a circolare, anzi ci sono più versioni in giro, e il gruppo di Azione l’ha pure preannunciata nell’ultimo vertice di maggioranza. Un testo che assomiglia molto a un trattamento di fine mandato (Tfm) “mimetizzato”, cioè una riproposizione della liquidazione per ciascuno dei 51 eletti in Consiglio regionale più volte bloccata tra 2021 e 2024.
La data delle elezioni
Stavolta il piano per allungare la vita alla legislatura (e agli stipendi) si concentra sulla data delle elezioni. La proposta di legge pugliese punta a introdurre nella legge elettorale una nuova finestra, attualmente non prevista, dal 15 maggio al 15 giugno. A sostenere il testo ci sono anche “pezzi” di minoranza, in particolare Forza Italia e qualche civico di centrodestra, con Fratelli d’Italia contraria. In concreto la prima presentazione ufficiale è attesa nel vertice di maggioranza del 24 aprile quando l’ipotesi sarà valutata dal presidente Michele Emiliano.
Tecnicamente in rinvio delle elezioni non spetta alla Regione, vista l’esclusiva competenza statale, e la norma di riferimento è chiara. La data del voto può essere stabilita dalle Regioni fra le quattro settimane precedenti la fine del mandato (quindi 20 settembre 2025) ed entro i 60 giorni successivi. Al di fuori di queste ipotesi è il Governo centrale che decide e, in ogni caso, la nuova finestra si potrà introdurre dalla prossima legislatura e non certo da quella in corsa.
Il caso del Veneto
La Puglia, però, potrebbe inserirsi nella diatriba nazionale che vede il governatore del Veneto, Luca Zaia, insistere per continuare il suo mandato (si tratterebbe della quarta legislatura) oltre i termini consentiti per guidare le Olimpiadi invernali del 2026. Se la richiesta fosse accolta per il Veneto, Palazzo Chigi non potrebbe dire di no alla Puglia.
La finestra estiva
In attesa di un segnale da Roma, i proponenti evidenziano i benefici della finestra elettorale estiva. Il primo: ci sarebbe più tempo per scongiurare il taglio degli eletti da 50 a 40. Il secondo: il risparmio, calcolato in circa 15 milioni di euro, che si otterrebbe accorpando le regionali alle amministrative nel 2026, così come in passato ha già fatto l’Abruzzo.
In pratica, i soldi da spendere in autunno per allestire seggi, far stampare schede, pagare personale e organizzare la logistica, potrebbero essere risparmiati e magari impiegati per fini più importanti, per esempio per coprire il buco della sanità: peccato che, in realtà, gli 88 milioni di euro di deficit sono già coperti. Inoltre il rinvio garantirebbe una migliore gestione organizzativa: più sedi scolastiche disponibili, clima più favorevole e la possibilità per l’attuale Consiglio di approvare il bilancio di previsione a dicembre, assicurando continuità nella transizione tra vecchia e nuova legislatura.
I precedenti
Nel testo si citano diversi precedenti simili: dal rinvio per l’emergenza Covid e anche l’identica norma della Basilicata che successivamente andò a “sbattere” contro la pronuncia negativa del Tar. Nella premessa di una delle bozze circolate si chiarisce che si tratta di un’iniziativa “nobile” che non punta a interessi particolari o a incassare altri sei stipendi d’oro da 15mila euro al mese per i 51 inquilini del Palazzo. L’obiettivo è quello di risparmiare ed evitare un turno elettorale isolato in autunno.