Era il 21 maggio scorso quando Matteo Salvini, da Foggia, auspicava la scelta del candidato alla presidenza della Regione Puglia per il centrodestra nel giro di pochi giorni. A distanza di più di una settimana, l’invito rivolto dal vicepremier agli alleati di coalizione sembra puntualmente caduto nel vuoto.
E, secondo i beninformati, all’origine dello stallo ci sarebbe la faida tra Lega e Forza Italia, pronti a “soffiarsi” candidati e consiglieri già eletti nel tentativo di accreditarsi come seconda forza del centrodestra in Puglia e nel resto del Mezzogiorno.
La guerra
La “dichiarazione di guerra” dei leghisti ai berlusconiani è stato il passaggio di Napoleone Cera, consigliere regionale foggiano eletto con Forza Italia, nei ranghi della Lega. La risposta non si è fatta attendere e, qualche settimana più tardi, a compiere il percorso inverso è stato il deputato Davide Bellomo. A incrinare ulteriormente i rapporti, però, ci ha pensato la successiva mossa del Carroccio, che ha sfilato a Forza Italia i consiglieri comunali baresi Giuseppe Carrieri e Livio Sisto lasciando gli azzurri privi di qualsiasi rappresentanza nell’assemblea cittadina del capoluogo.
La “ciliegina sulla torta”, infine, è arrivata con le divergenze a Taranto, dove la Lega non ha provato alcun imbarazzo nel sostenere la candidatura di Francesco Tacente (nella cui coalizione si sono riciclati diversi sostenitori dell’ex sindaco di centrosinistra Rinaldo Melucci), mentre Forza Italia, dopo aver proposto il nome del consigliere regionale Massimiliano Di Cuia, ha preferito salvaguardare l’unità della coalizione appoggiando al primo turno il meloniano Luca Lazzàro.
Le origini della faida
Due le cause dello “scontro fratricida” che sta paralizzando il centrodestra in vista delle prossime elezioni regionali. Il primo è l’obiettivo di affermarsi come seconda forza del centrodestra alle spalle di Fratelli d’Italia. In questa prospettiva la Lega ha avviato la “campagna acquisti” nei ranghi di Forza Italia. Peccato che i berlusconiani – che al Sud già esprimono i governatori di Basilicata, Calabria e Sicilia – non vogliano saperne di retrocedere. A inasprire il confronto, poi, ha contribuito l’annunciato “taglio” del numero dei consiglieri regionali pugliesi da 50 a 40. Con la soglia di sbarramento ferma al 4%, la Lega, i cui consensi sono da anni in caduta libera, rischia seriamente di piazzare in Consiglio regionale non più di un esponente. Le chance più concrete sembrano averle il consigliere regionale uscente Fabio Romito e l’ex sottosegretario Massimo Cassano che però dovrebbero essere candidati entrambi nella circoscrizione di Bari col rischio, per uno di loro, di restare fuori dall’aula di Via Gentile.
Il candidato presidente
Di qui il pressing di Romito che, ormai da qualche settimana, spinge per la scelta del candidato governatore: un ruolo al quale aspirerebbe proprio lui, in maniera tale da garantirsi la rielezione in Consiglio e, nello stesso tempo, non ostacolare quella di Cassano. Nello scacchiere del centrodestra, però, l’indicazione dell’aspirante governatore pugliese spetta a Forza Italia, che in Campania ha dovuto rinunciare alla candidatura dell’eurodeputato Fulvio Martusciello la cui assistente è coinvolta nello scandalo Huawei.
I nomi che circolano con maggiore insistenza sono quelli dei deputati Mauro D’Attis e Andrea Caroppo, che avrebbero già manifestato la propria disponibilità, e quello del giornalista Enzo Magistà, sondato nei mesi scorsi e da allora “congelato”.