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Regionali in Puglia: Boccia, Capone, Piemontese i tre nomi se Decaro rinuncia

La manifestazione di sabato scorso a Roma per protestare contro il genocidio a Gaza ha riunito nel retropalco di piazza San Giovanni nuove e vecchie glorie del centrosinistra. Capannelli, abbracci, saluti, sorrisi e conciliaboli hanno accompagnato gli oratori che dal palco denunciavano le violenze israeliane contro il popolo palestinese: Rosy Bindi e Massimo D’Alema, Roberto…
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La manifestazione di sabato scorso a Roma per protestare contro il genocidio a Gaza ha riunito nel retropalco di piazza San Giovanni nuove e vecchie glorie del centrosinistra. Capannelli, abbracci, saluti, sorrisi e conciliaboli hanno accompagnato gli oratori che dal palco denunciavano le violenze israeliane contro il popolo palestinese: Rosy Bindi e Massimo D’Alema, Roberto Speranza e Pierluigi Bersani, ma anche Antonio Decaro e Francesco Boccia. E la presenza dell’europarlamentare dem non ha potuto impedire la discussione sulla candidatura a presidente della Regione Puglia.

Le ipotesi

Secondo uno che conta all’interno del gruppo dirigente del Pd, «Decaro non è convinto e non ha ancora deciso», tanto che la segretaria Elly Schlein «starebbe facendo pressione proprio su Boccia» nel caso in cui l’ex sindaco di Bari volesse opporre “il gran rifiuto”. Il capogruppo al Senato, però, non è l’unica opzione sul tavolo del Nazareno e soprattutto di Lungomare Nazario Sauro.

Infatti, sempre la stessa fonte annota che il governatore uscente Michele Emiliano «avrebbe in mente come opzioni possibili o l’upgrade del suo vice e assessore alla Sanità, Raffaele Piemontese, o affidare le redini della coalizione alla presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, visto che si è schierata con Schlein dalla prima ora».

Le perplessità

Un’indecisione, quella di Decaro, che viene confermata anche da chi gli ha parlato nei giorni scorsi. E i motivi sono ormai quelli già noti, ma soprattutto incide lo scenario in evoluzione all’interno del maggior partito di opposizione al governo di centrodestra.

Infatti, il fallimento della sfida referendaria, anche questa oggetto di discussione tra i maggiorenti del Pd nel backstage di San Giovanni, visto che quasi tutti davano per scontata l’impossibilità di raggiungere il quorum, come poi accaduto, apre una discussione sul futuro del partito con la corrente dei riformisti pronti a lanciare la sfida, come dimostrano le dichiarazioni della vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, e dell’europarlamentare Giorgio Gori, i più duri nel contestare la scelta di accodarsi alla Cgil fatta da Schlein per i cinque referendum.

Due colleghi a Strasburgo di Decaro che, secondo quanto affermano sempre dentro il Pd, sono proprio gli europarlamentari i più idonei a incrociare i guantoni con il board del nazareno, visto che non hanno da temere riconferme in lista, in quanto freschi di elezione e blindati fino al 2029.

Lo scenario

Così, quel che appariva una certezza un anno fa, proprio all’epoca delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo che premiarono Decaro con mezzo milione di preferenze, e cioè che il successore di Emiliano fosse l’ex sindaco di Bari, dando sicurezza alla riconferma del centrosinistra alla guida della Regione, oggi diventa, a pochi mesi dalle urne, un dubbio amletico che tiene con il fiato sospeso quanti sono già in corsa nel Pd e nel centrosinistra per un seggio a via Gentile.

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