Il processo riguardante la realizzazione del gasdotto Tap, Trans adriatic pipeline, è ripreso ieri presso la Corte d’Assise del tribunale di Lecce, senza che sia stato raggiunto un accordo tra le parti coinvolte. I Comuni di Melendugno e Vernole, costituitisi parte civile, hanno ribadito le loro richieste di risarcimento: 250 milioni di euro per Melendugno e circa 100 milioni per Vernole.
Le trattative
Nella precedente udienza, il giudice unico Chiara Panico aveva concesso un rinvio per favorire le trattative tra i legali di Tap e quelli dei Comuni, finalizzate a raggiungere un accordo transattivo. Secondo fonti vicine alle negoziazioni, Tap avrebbe proposto un’intesa tombale offrendo circa 6 milioni di euro a Melendugno e 2,5 a Vernole, in cambio del ritiro della costituzione di parte civile. Ma le amministrazioni comunali hanno ritenuto insufficiente l’offerta, soprattutto considerando che alcune clausole dell’accordo proposto avrebbero potuto annullare eventuali compensazioni previste dalla legge regionale.
La posizione
La nuova amministrazione di Melendugno, guidata dal sindaco Maurizio Cisternino, ha adottato un approccio differente rispetto alla precedente gestione di Marco Potì, noto oppositore del gasdotto Tap. Nonostante la disponibilità al dialogo, l’attuale amministrazione ha deciso di non accettare l’offerta di Tap, ritenendola non adeguata alle aspettative e alle necessità del territorio. Una riunione della commissione consiliare si è tenuta poi nella serata di ieri, durante la quale il sindaco e la giunta hanno illustrato il contenuto della bozza dell’accordo proposto da Tap e le ragioni del mancato accordo.
Le richieste del pm
Nel corso del processo, il pubblico ministero Alessandro Prontera ha concluso la sua requisitoria chiedendo l’assoluzione per Tap e la condanna per otto imputati, tra cui i vertici dell’azienda, limitatamente al reato di inquinamento ambientale. Le difese degli imputati avranno la possibilità di presentare le proprie argomentazioni nell’udienza di oggi.
Il contesto
Il gasdotto Tap è un’infrastruttura strategica che trasporta gas naturale dalla regione del Mar Caspio verso l’Europa, con approdo in Italia nel territorio di Melendugno. La sua realizzazione ha generato nel tempo numerose polemiche e opposizioni da parte delle comunità locali e delle amministrazioni comunali interessate, preoccupate per l’impatto ambientale e sociale dell’opera. Nonostante le proteste, il gasdotto è entrato in funzione nel novembre 2020, ma le controversie legali e le richieste di risarcimento da parte dei Comuni coinvolti sono ancora in corso. Le prossime fasi L’attenzione si concentra ora sulle difese degli imputati, che avranno l’opportunità di presentare le proprie argomentazioni. La decisione finale del tribunale sarà determinante per definire le responsabilità legate alla realizzazione del gasdotto e per stabilire eventuali risarcimenti a favore dei Comuni di Melendugno e Vernole.