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Difesa, parla il ministro Giorgetti: «L’obiettivo è del 2% senza lo stop al Patto di stabilità»

L'obiettivo Nato del 2% del Pil in spese della difesa senza chiedere la deroga nazionale al patto di stabilità. È il traguardo che punta a raggiungere l’Italia, annunciato dal ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, al termine dell'Ecofin informale a Varsavia. Lo stop alle regole di bilancio europeo, su cui l'Italia aveva insistito tanto,…

L’obiettivo Nato del 2% del Pil in spese della difesa senza chiedere la deroga nazionale al patto di stabilità. È il traguardo che punta a raggiungere l’Italia, annunciato dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, al termine dell’Ecofin informale a Varsavia. Lo stop alle regole di bilancio europeo, su cui l’Italia aveva insistito tanto, alla fine conviene a chi può spendere, come la Germania, mentre non crea spazio fiscale ai Paesi che hanno già ridotte capacità di spesa.

Anzi, aumenta il debito, i suoi costi, ed espone i paesi al giudizio dei mercati. Ecco perché il governo ha deciso di procedere alle condizioni attuali, sulla stessa linea della Francia. Altro discorso è arrivare a impegni di spesa ben superiori.

Il vertice

Per questo meglio aspettare il nuovo obiettivo che i leader della Nato indicheranno al vertice dell’Aja del 24 e 25 giugno (a cui dovrebbe seguire il Consiglio europeo con i leader Ue). Probabile che si arrivi a definire un target del 3 o del 3,5%, una meta che non è quella del 5% auspicata dagli Usa, ma che sarebbe già molto impegnativa da raggiungere per un paese dall’alto debito come il nostro. La situazione, tuttavia, non è tragica, anzi migliora. L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha alzato i rating sovrani a lungo termine dell’Italia da BBB a BBB+, confermando i rating a breve termine ad A-2, con un outlook stabile. Un giudizio meritato ma che «ci aspettavamo», commenta il titolare del dicastero di via XX Settembre. Mentre il voto era del tutto atteso per il governatore di Banca d’Italia, Fabio Panetta, secondo cui «le condizioni dell’economia italiana sono cambiate, è cambiato il modo di condurre i conti pubblici» ecco perché «il rating potrebbe ancora migliorare, nonostante gli scenari internazionali».

La Commissione europea aveva chiesto agli Stati membri di indicare entro aprile l’intenzione di voler attivare o meno la clausola di salvaguardia nazionale per scorporare fino all’1,5% del Pil in spese sulla difesa. Una scadenza che già la premier Giorgia Meloni aveva considerato troppo stretta e che ora il commissario all’Economia Valdis Dombrovskis spiega essere non vincolante ma solo orientativa per avere un approccio coordinato tra gli Stati e per dare il senso di una certa urgenza.

L’Italia, insomma, potrebbe chiederla anche a luglio, dopo che si avranno chiari numeri e tempi dei nuovi obiettivi Nato. Quanto alla richiesta di sospendere del tutto le regole di governance economica avanzata da Roma e per cui secondo Bruxelles non ci sarebbero le condizioni, visto che non c’è un rischio recessione in vista, Giorgetti commenta: «Se sono vere le previsioni in relazione a una disastrosa politica commerciale, che pare in questo momento essere stata contenuta, in automatico si va verso la recessione e a quel punto mi sembra abbastanza scontata l’attivazione».

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