«Sono devastato, è morto Michele Migliarini, la persona migliore che abbia mai conosciuto». Così il giornalista e direttore Roberto Alessi, direttore di Novella 2000, ricorda Michele Migliarini, art designer morto a 56 anni in un incidente stradale in moto.
«Sono disperato, devastato», scrive Alessi: «Sei lì che mangi, brindi, ridi e ti arriva una telefonata del mio collega Carlo Faricciotti che mi chiede se sto guidando, se sono seduto – racconta -. Dico col tono un po’ da cazzaro: “Parla”. “Michele ha avuto un incidente in moto, una macchina ha invaso la corsia opposta all’improvviso, in controsenso, e l’ha preso frontalmente. Lui non ce l’ha fatta, la moglie era con lui, è stata portata in elisoccorso al Cto di Torino, ha fratturate le caviglie e il bacino, ma si riprenderà”. Sono riuscito ad urlare solo un “No”. Poi le lacrime, e non ho ancora smesso. Forse scrivere di lui mi fa bene e fa bene a chi lo amava».
Alessi afferma che «il dolore è totale, per me, per tutti: Michele è Michele Migliarini ed era la perfezione vivente, aveva solo 56 anni. Ed era buono, il più buono di sempre, di una bontà disarmante e mai ostentata, con un senso dell’amicizia assoluto, generoso, adorato da tutti, perfino dagli animali, tanto che anche i cani più feroci gli si accucciavano ai piedi per strada, e con una famiglia fantastica, la moglie Caterina, che per fare bene l’insegnante di sostegno si è presa una seconda laurea, un figlio, Davide, un grande esperto di post produzione fotografica richiesto in tutto il mondo, e un altro figlio, Giacomo, che studia, ma la sera fa il cameriere perché “devo camminare con le mie gambe”. In più – conclude Alessi – Michele era anche colto, laureato con 110 e lode all’Accademia di Brera. Ed era bello, bellissimo, alto uno e novanta, occhi neri, brucianti, la barba brizzolata, il fisico di un nuotatore che faceva 15 chilometri alla settimana di nuoto in piscina».