SEZIONI
SEZIONI
Bari
Sfoglia il giornale di oggiAbbonati

Una storia di formazione, sfide e scelte: «Così la mia vita è diventata un romanzo»

Sessualità, droga, alcol e autolesionismo sono alcuni dei temi crudi e delicati affrontati nel primo romanzo di formazione di Silvia Scicchitano. Autrice barese con la passione per la scrittura dopo la laurea in Filologia Moderna, nel 2016, parte a Londra per un master in giornalismo. Un viaggio pieno di incognite ed occasioni. Oggi ha 30…

Sessualità, droga, alcol e autolesionismo sono alcuni dei temi crudi e delicati affrontati nel primo romanzo di formazione di Silvia Scicchitano. Autrice barese con la passione per la scrittura dopo la laurea in Filologia Moderna, nel 2016, parte a Londra per un master in giornalismo. Un viaggio pieno di incognite ed occasioni.

Oggi ha 30 anni ed è Product manager e Digital e content copywriter per una grande multinazionale americana e a febbraio 2021 ha pubblicato il romanzo, “Biglietto di sola andata”, edito da Albatros. L’autrice racconta la storia di Sofia una ragazza di 25 anni, neolaureata e con grandi ambizioni. Sofia dopo i primi colloqui di lavoro, capisce che la città in cui ha sempre vissuto, Bari, comincia a starle stretta. Per questo decide di lasciare tutto e partire. La giovane donna è piena di speranze e aspettative ma la dura realtà la farà mettere in discussione nel profondo.

Ma questa è la sua storia?

«In pratica si. Anche in quarta di copertina è scritto che il romanzo è ispirato a una storia vera, perché è inutile nascondersi dietro un libro. Nel romanzo sono affrontati i temi più disparati. Sofia è fortemente convinta della sua decisione. Viaggia piena di entusiasmo pronta a conquistare il mondo e invece le cose non vanno proprio come se le era immaginate, perché la vita è così: imprevedibile».
A marzo 2021 in DAD ha presentato il libro per la prima volta a ragazze e ragazzi del liceo Fermi. Com’è andata?
«Ci siamo confrontati per più di 2 ore e non volevano che l’incontro finisse. Erano interessati davvero dalla scelta che ho fatto di andare via dalla mia città. Ora non è che bisogna per forza scappare, tipo fuga di cervelli. Bisogna vedere cosa c’è al di fuori del proprio orto. L’importante è fare un passo, perché solo vedendo la differenza dall’altro si scopre la propria essenza e la propria personalità».

Perché lo definisce romanzo di formazione?

«La protagonista Sofia all’inizio della storia non è la stessa persona che troviamo alla fine del libro. E poi comunque rimane un personaggio non risolto, perché ci sono tante cose che emergono sulla propria personalità. È un romanzo di formazione sulla scia degli autori del ‘900 come Agostino di Alberto Moravia o l’Isola di Arturo di Elsa Morante. Con Biglietto di sola andata voglio far capire che la formazione è una cosa continua. L’individuo continua a crescere sempre e comunque: l’importante è appunto non rimanere mai fermi».

A 25 anni decide di lascare tutto e andare via. Cosa suggerisce ai giovani 25enni oggi?
«Dico di non rimane nella vostra confort zone. A costo di litigare, di fare fuoco e fiamme, di convincere i propri genitori con tutta la retorica di cui si è capaci, di prendere e fare bagagli e andare via, anche all’interno della stessa città però piuttosto faccio una cosa diversa che può essere considerata fuori dagli schemi. Bisogna trovare il coraggio di provare nuove esperienze anche se non si sa come andranno a finire».

Il riscontro sulla storia del suo libro lo sta avendo solo dai giovani?
«Non solo. È molto più ampio ed arriva ad un pubblico molto più grande di me. Parlo anche di 40enni, 50enni e 60enni a cui Biglietto di sola andata ha ricordato di quando hanno fatto esperienze di questo tipo all’estero. Quindi anche un pubblico più adulto si rivede molto nella storia di Sofia, perché è un’esperienza di vita, un giro di boa che permette di mettere le basi su quella che è la propria vita, la propria personalità e di come si costruisce».

Sofia a un tratto inizia a perdersi, perché?
«Inizia a fare esperienze molto forti, molto crude, perché era lì da sola. Inevitabilmente si scontra con se stessa e con la solitudine. C’è sempre il tema della solitudine ricalcata che torna più volte e inizia a far vacillare l’entusiasmo che Sofia aveva inizialmente. C’è l’avvicinamento all’alcol, alla droga e a tante situazioni al limite che però in una città come Londra sono quasi considerate normali e all’ordine del giorno, e qui abbiamo il tema di cosa può essere considerato giusto o non giusto per una persona senza tuttavia fare della retorica».

Grazie ai valori ricevuti dalla famiglia e dalla società in cui ha sempre vissuto, riesce la protagonista a ritrovare la strada giusta?
«Certo. I valori e principi sono come un vestito che bisogna cucire su misura per se stessi. Vanno bene i valori familiari però quando ci trova in certe situazioni questi valori vacillano. Lei prova un po’ tutto e alla fine di tutta la storia sceglie come vivere la sua vita. Quali sono le cose che l’hanno fatta soffrire quali sono le cose che invece l’hanno fatta star bene e partire da lì molto semplicemente con i valori che non bisogna prendere ed assorbire come esseri non pensanti e valutare volta per volta se fanno al caso proprio».
Proprio a Londra ha realizzato un video per la Virgin Television al Theatre Royal Drury Lane in occasione del Broadcasting Press Guild Awards, una cerimonia di premiazione dei maggiori programmi televisivi e radiofonici britannici. Come mai non ha più continuato?
«Per motivi personali ho deciso di tornare in Italia, Londra ormai mi aveva dato quello che poteva darmi. Avrei potuto continuare sebbene in Inghilterra sia molto, molto difficile lavorare come giornalista anche per i madrelingua. Dopo l’esperienza con la Virgin TV ho ricevuto solo proposte di lavoro non retribuite. E quindi ho detto di no, perché volevo lavorare e subito. Ammetto di non essermi più dedicata a cercare qualcosa di attinente ma grazie alla mia passione ed ai miei studi ho scritto un libro. Chissà magari il futuro cosa riserverà».

Ha mai pensato di diventare giornalista?
«Sì, non mi dispiacerebbe scrivere articoli per un giornale però non ci ho mai provato. Grazie all’esperienza del master a Londra durata 6 mesi, penso che avrei potuto lavorare in qualunque ambito giornalistico».

ARGOMENTI

CORRELATI

string(0) ""

Lascia un commento

Bentornato,
accedi al tuo account

Registrati

Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!