Un agente della polizia penitenziaria, in servizio nel carcere di Trani, sarebbe stato aggredito da un detenuto che, ieri sera, avrebbe tentato di strangolarlo. Il poliziotto avrebbe perso i sensi e, cadendo, avrebbe battuto la testa contro un cancello di ferro procurandosi una ferita lacero contusa guaribile in 15 giorni.
A denunciare l’accaduto è il segretario nazionale del Sindacato autonomo della polizia penitenziaria (Sappe), Federico Pilagatti, che parla di una «escalation di aggressioni» da parte dei detenuti «che verrebbero “perdonate” dall’amministrazione penitenziaria».
Stando al racconto di Pilagatti, il detenuto, con problemi psichiatrici, avrebbe chiesto di essere accompagnato in infermeria. Ottenuta l’autorizzazione, un agente avrebbe aperto la cella ma, durante il tragitto, sarebbe stato aggredito.
«Non sappiamo cosa sarebbe potuto accadere se non fossero intervenuti gli altri poliziotti in soccorso dello sfortunato collega, ma sicuramente siamo andati molto vicino alla tragedia», afferma Pilagatti, che chiede: «Ma veramente l’amministrazione penitenziaria sta aspettando che ci scappi il morto prima di prendere provvedimenti?».
Stando a quanto riferisce il segretario del Sappe, il detenuto – un barese che finirà di scontare la pena nel 2036 – «è diventato “famoso” per le aggressioni e gli atti di violenza che hanno costellato le sue apparizioni nelle varie carceri pugliesi, ottenendo l’avvicinamento a casa come “premio”».
Il Sappe, prosegue Pilagatti, «dice basta a questo menefreghismo della politica che tratta le carceri come discarica sociale ove mettere insieme detenuti pericolosi, con seri problemi psichiatrici, con gravi situazioni di tossicodipendenza. In questo contesto – aggiunge – la polizia penitenziaria si trova tra l’incudine e il martello quale agnello sacrificale che paga tutte le inefficienze e le contraddizioni di un sistema penitenziario ormai allo sbando».
A Trani, sottolinea il sindacalista, «mancano almeno 50 poliziotti per garantire i livelli minimi di sicurezza» ma intanto «si continua a riempire come un uovo il carcere di detenuti di ogni genere, tanto che la sicurezza del carcere stesso è a rischio e solamente la professionalità, il coraggio e la dedizione dei poliziotti penitenziari a partire da chi gestisce la sicurezza all’ultimo dei lavoratori che si riesce a tenere un piedi una barca che fa acqua da tutte le parti».
Pilagatti chiede, quindi, che «i detenuti con problemi psichiatrici vengano spostati dalle carceri in strutture dedicate ove possono essere curati e gestiti nel rispetto della legge; che vengano adottati urgenti provvedimenti affinché i violenti vengano puniti così come prevede la legge (quasi mai mai applicata dal Dap); provvedere all’invio urgente di poliziotti presso il carcere di Trani, nonché riportare il sovraffollamento del penitenziario tranese ai livelli degli altri penitenziari della nazione».