Non si placa lo scontro tra i tassisti baresi e Uber Black, il servizio di trasporto automobilistico privato già diffuso in tutto il mondo e nelle maggiori città italiane introdotto a Bari solo poche settimane fa. La categoria ribadisce, in una nuova nota, la propria preoccupazione nei confronti di un servizio che metterebbe a rischio il loro futuro lavorativo. «Una preoccupazione che, purtroppo, sembra non trovare ascolto nelle parole dell’assessore Petruzzelli, che sembrano mostrare un atteggiamento di indifferenza verso una questione che mette a dura prova il settore e la nostra città», spiega la società cooperativa Taxi Bari che gestisce il servizio nel capoluogo. L’amministrazione e le forze politiche cittadine, hanno più volte sottolineato il loro favore nei confronti tanto del servizio Uber Black che della libera concorrenza. Posizione non gradita dai rappresentanti della categoria.
La protesta
«Taxi Bari, quale rappresentante di categoria, ha sempre garantito un servizio pubblico di qualità e di prossimità per la cittadinanza e per la città di Bari. Oggi, però, ci troviamo costretti ad affrontare un gigante del settore, Uber, senza alcuna garanzia da parte dell’amministrazione comunale. La nostra attività, fondata su regole e norme precise, è ora minacciata dalla concorrenza di chi non è vincolato agli stessi obblighi, in una battaglia priva di omogeneità e di correttezza». Al centro delle perplessità sottolineate dai tassisti, anche il bando pubblicato una settimana fa per il rilascio di 30 nuove licenze volte a implementare il numero di taxi attivi in città e sopperire alle carenze del servizio. Taxi Bari, sottolinea come i nuovi tassisti dovranno rispettare dei criteri stringenti e molto precisi, a partire dalla conoscenza della lingua inglese, oltre a un importante investimento economico tra versamento cauzionale al comune di Bari e acquisto auto, e un futuro impegno prioritario nelle ore notturne e il servizio per le persone disabili. «Non possiamo non sottolineare che Taxi Bari ha accettato l’introduzione delle nuove 30 licenze, che si inserivano in uno scenario di carenza di tassisti, con la convinzione che queste sarebbero state una soluzione per premiare chi da tempo lavora nel settore senza titolo. I nuovi aspiranti tassisti dovranno soddisfare requisiti ben precisi, che solo noi possiamo garantire. Uber, al contrario, non ha nessuna di queste limitazioni, e si limita ad attrarre la clientela turistica, lasciando a noi il carico del servizio più complesso e delicato della città».
Le richieste
«Se l’ingresso di Uber nel nostro mercato è ormai una realtà, come dichiarato dall’assessore Petruzzelli, il quale considera questo servizio come “un’opportunità di libera concorrenza per la città”, allora è indispensabile che venga garantita una concorrenza leale, su basi uguali per tutti». Per questo i tassisti hanno presentato una serie di richieste all’amministrazione comunale. In particolare che Uber rispetti gli stessi criteri di inclusività che sono richiesti ai tassisti garantendo un servizio a 360 gradi per tutti i cittadini. Che i mezzi di Uber siano facilmente riconoscibili da tutti, come già accade per i taxi, affinché sia possibile un controllo efficace da parte delle autorità competenti. «Non basta un adesivo sul lunotto posteriore». E, infine che gli autisti di Uber siano certificati a conoscere la lingua inglese, così come richiesto a tutti gli aspiranti tassisti baresi.
