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Verso il Colle, salta Draghi. È tempo di Casini

Venerdì. Dovrebbe essere questa la giornata in cui si voterà il nuovo Presidente della Repubblica. Per lo meno lo è nei desiderata (e nelle parole) del segretario dem Enrico Letta, che ha dato il timing ai suoi durante l’assemblea di ieri sera. Il nome? Quello di Pier Ferdinando Casini, in prima istanza. Almeno se si…
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Venerdì. Dovrebbe essere questa la giornata in cui si voterà il nuovo Presidente della Repubblica. Per lo meno lo è nei desiderata (e nelle parole) del segretario dem Enrico Letta, che ha dato il timing ai suoi durante l’assemblea di ieri sera. Il nome? Quello di Pier Ferdinando Casini, in prima istanza. Almeno se si troverà l’accordo, se si vinceranno le resistenze di una parte del centrodestra e di una del Movimento 5 Stelle. Ma il Sergio Mattarella bis rimane sempre l’ancora di salvezza, un’ipotesi che lo stesso Letta ha ribadito ieri. Salta, invece, il nome del premier Mario Draghi, nonostante fosse la prima scelta della dirigenza del Pd.

Quella appena trascorsa doveva essere la “notte dei lunghi coltelli” dopo una giornata altrettanto complicata, ma il centrodestra ha riandato tutto a questa mattina: l’incontro, per una indisponibilità della leader di FdI Giorgia Meloni si terrà questa mattina alle 8.30 a Montecitorio. Qui il numero uno della Lega Matteo Salvini dovrebbe provare a convincere tutti a scegliere Casini, anche se ieri sera la senatrice Daniela Santanché ancora ribadiva che «avrebbero votato nomi di centrodestra».
La possibilità che FdI vada per conto suo in caso di convergenza di Lega e FI sull’ex presidente della Camera è alta, soprattutto dopo la conta con il fondatore Guido Crosetto che ha raccolto quasi gli stessi voti di Mattarella. Sono stati loro due i più votati della terza giornata, quando hanno comunque “vinto” le schede bianche. Poi, dopo la “rottura” di Meloni, davanti a Montecitorio ha iniziato a prendere piede il nome della presidente del Senato Elisabetta Casellati, come scelta di punta di Salvini. Una parte del M5S, però, ha subito posto il veto (scongiurando qualsiasi mossa del leasder Giuseppe Conte) e così ha fatto anche Letta nel tardo pomeriggio.
A quel punto, quindi, Salvini avrebbe rinunciato a quella possibilità. Ma se in un primo momento sembrava si rischiasse di andare alla rottura, poi, l’uscita del numero uno del Carroccio: «Siamo vicini a una soluzione». Di lì a poco, l’incontro con i 200 parlamentari e grandi elettori della Lega, da cui sembrava dovesse uscire una nuova proposta. «Non c’è alcun nome»; continuavano a ripetere tutti all’uscita dal faccia a faccia in via Milano. Sembra quindi che le due coalizione (o per lo meno Pd e Lega) stiano convergendo sul nome dell’ex Presidente della Camera. Sicuramente, è il nome su cui punterà Letta. A meno di cambiamenti nel cuore della notte. Quello che sembra ormai superata è invece la possibilità, tra i veti del M5S e dello stesso Salvini, di un passaggio di Draghi al Quirinale. Se questo significherà anche un suo addio al governo, è tutto da vedere.

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