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Verso il Colle. È il giorno degli scacchi

Oggi è il giorno decisivo: le coalizioni devono trovare l’accordo, da domani il quorum si abbassa e si inizia a “fare sul serio”. Draghi non pervenuto ma presente in ogni tavolo, il centrodestra propone la sua rosa di nomi ma il centrosinistra la boccia e chiede ancora una volta di trovare la sintesi. Sullo sfondo,…
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Oggi è il giorno decisivo: le coalizioni devono trovare l’accordo, da domani il quorum si abbassa e si inizia a “fare sul serio”. Draghi non pervenuto ma presente in ogni tavolo, il centrodestra propone la sua rosa di nomi ma il centrosinistra la boccia e chiede ancora una volta di trovare la sintesi. Sullo sfondo, rimane sempre il Mattarella Bis.

Claudio Baglioni, Enrico Ruggieri, Albano. C’è persino Giovanni Rana tra le preferenze del secondo giorno di voto per il Presidente della Repubblica. Ma a convincere di più i grandi elettori è stata, ancora una volta, la “signora scheda bianca”. E con molta probabilità lo sarà anche oggi. Non è infatti passata la proposta del leader di Italia Viva Matteo Renzi di fare due votazioni in un solo giorno. Per la tornata che partirà questa mattina alle undici, quindi, ci sarà ancora bisogno di 673 preferenze, che si abbasseranno a 505 solo domani. Dopo un primo giorno concitato, ieri le coalizioni non si sono incontrate tra loro, ma hanno passato la giornata a pensare a una strategia di gioco. Se fino alle prime luci dell’alba si parlava ancora di sintesi, a metà mattinata la tramontana ha portato con sé piccoli soffi di guerra: sembrava, infatti, che le coalizioni fossero pronte alla “prova muscolare”, una battaglia all’ultimo voto. Ma per quanto il quorum si abbassi, 505 voti sono comunque tanti.
I leader di centrodestra, però, ieri dovevano dare una risposta alle loro fila. Il comportamento del premier Draghi non sarebbe piaciuto ai più. Quello che si continuava a respirare, dalle vie di san pietrini intorno a Montecitorio ai caffè del Pantheon, era un sentimento di frustrazione, quasi di rabbia. Perché darla vinta al primo ministro, che avrebbe chiesto di mantenere i suoi uomini al governo e soprattutto non avrebbe nemmeno “chiesto di diventare presidente della Repubblica, ma lo avrebbe dato per scontato”, sarebbe per molti la sconfitta della politica. La rappresentazione plastica del fatto che la politica, da sola, non possa fare nulla. Ecco, perché, nel tardo pomeriggio, il centrodestra “capitanato” da Salvini ha proposto la sua rosa di nomi: Carlo Nordio, Letizia Moratti, Marcello Pera. «Nessuno con una tessera di partito in tasca perché possano essere super partes», la spiegazione del leader della Lega. Ma la verità è che quelli della presidente del Senato Elisabetta Casellati e dell’ex ministro Franco Frattini sono nomi da non bruciare in un elenco che vuole solo dimostrare a Draghi (e ai parlamentari) di poter fare da soli. Il centrosinistra, però, che avrebbe dovuto fare una proposta alternativa, cambia strategia. E dopo l’incontro il segretario dem Enrico Letta, il ministro Roberto Speranza e il grillino Giuseppe Conte dichiarano che non faranno nomi, bocciano quelli degli avversari politici e chiedono un incontro per oggi al centrodestra per decidere insieme.
La vera terna che rimane sul tavolo è sempre la stessa: Draghi, Pier Ferdinando Casini e Sergio Mattarella. Quest’ultimo, infatti, si sarebbe lasciato sfuggire: “Se avessi l’80% dei voti…”.

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