Primo confronto, in videochiamata, tra il sindaco di Taranto Piero Bitetti e il ministro delle Imprese Adolfo Urso, sull’affaire ex Ilva. «La situazione resta critica. Il ministro mi ha detto che non abbiamo molto tempo a disposizione, ma io ho detto che ho comunque bisogno di approfondire», le prime parole del sindaco dopo la call, definita «un confronto interlocutorio».
«Abbiamo parlato di tempi, che il governo lega alla sentenza del tribunale di Milano. Urso mi ha definito i tempi e mi ha dettagliato sugli argomenti che già conosciamo. Mi ha parlato della bozza dell’accordo di programma che prevede anche la nave rigassificatrice. Da parte nostra, abbiamo preso tempo». La riunione si è svolta in un clima di cordiale e reciproca collaborazione. Un nuovo incontro tra Urso e Bitetti è previsto mercoledì prossimo.
I dettagli
Nel corso del confronto, Urso ha illustrato con dovizia di particolari i contenuti del piano di decarbonizzazione dell’ex Ilva e della bozza di accordo interistituzionale che sarà alla base dell’autorizzazione integrata ambientale, frutto anche del confronto delle scorse settimane tra lo stesso Urso e il presidente della Regione Michele Emiliano. Urso ha parlato delle possibili e imminenti decisioni dei giudici milanesi in merito all’istanza di inibizione dell’attività produttiva, evidenziando l’assoluta necessità e urgenza di adottare decisioni tempestive.
Il ministro ha poi passato in rassegna le norme contenute nel decreto recentemente approvato dal Consiglio dei ministri, con particolare riferimento alle risorse stanziate e alle loro finalità, le norme sul preridotto di ferro e per l’indotto, soffermandosi anche su quanto riguarda la struttura commissariale ai fini della riconversione industriale. Ha altresì aggiornato Bitetti sullo stato dei negoziati con i tre player internazionali che hanno manifestato interesse per l’intero asset aziendale dell’ex Ilva, sottolineando la necessità di superare quanto prima le condizioni preliminari legate alla definizione dell’Aia, tra cui la nave rigassificatrice e l’impianto di desalinizzazione, evidenziando che «se uno dei due altoforni è sotto sequestro ovviamente non può essere acquisito da nessuno».