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Taranto, nuovo arrembaggio contro la Giunta di Rinaldo Melucci: «Dimissioni simultanee»

Nuovo tentativo di spallata alla Giunta di Rinaldo Melucci. Come un anno fa, le due opposizioni di centrodestra e centrosinistra ci riprovano, in ordine sparso, con metodo e merito differenti e non senza polemiche. Questa mattina alle nove il centrodestra invita l’opposizione a presentarsi dal segretario generale comunale per dare le dimissioni simultanee. «Non c’è…
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Nuovo tentativo di spallata alla Giunta di Rinaldo Melucci. Come un anno fa, le due opposizioni di centrodestra e centrosinistra ci riprovano, in ordine sparso, con metodo e merito differenti e non senza polemiche. Questa mattina alle nove il centrodestra invita l’opposizione a presentarsi dal segretario generale comunale per dare le dimissioni simultanee. «Non c’è bisogno di notaio. Se siamo 17 si manda a casa il sindaco e si vota in primavera». E il centrosinistra risponde presente. I promotori della nuova raccolta di dimissioni davanti al notaio si dicono pronti a dimettersi a palazzo di città oggi, «pur di consentire alla città di liberarsi da questa situazione di evidente disagio che tutti i nostri concittadini stanno sperimentando». Obiettivo è essere in 17 ma difficilmente si supereranno le 15 firme.

Le ragioni

Disuniti alla meta è il titolo del nuovo tentativo di attacco al palazzo, dopo che il primo è naufragato un anno fa davanti all’ingresso del notaio dove, inutilmente, tutti aspettavano la 17esima firma, quella dell’ex grande oppositore del sindaco Luigi Abbate, poi “premiato” con l’elezione a presidente del Consiglio comunale. «Se siamo in queste condizioni è perché il centrosinistra per ben due volte ha eletto sindaco Melucci e lo ha votato anche presidente della Provincia. Se non fosse per Bitetti, Melucci sarebbe già a casa», attacca il consigliere Francesco Battista (Lega). «Melucci può cadere anche a luglio, meglio un commissario di questa amministrazione», aggiunge Walter Musillo che precisa «davanti al segretario comunale non c’è un 17esimo, siamo tutti primi e ultimi, così si mette fine a tirate di giacchetta, campagne acquisti e mercato delle vacche». I sette del centrodestra accusano gli ex alleati di Melucci di non aver neanche avvisato della nuova raccolta di firme davanti ad un notaio. «Non sono loro i paladini. Stanno solo cercando di crearsi una nuova verginità ma purtroppo è una farsa, i numeri non ci sono, ci fermeremo a 15», dice con più realismo Mimmo Festinante.

La replica

«La domanda a cui siamo chiamati a rispondere è se apprezziamo quest’amministrazione oppure no. Noi riteniamo da tempo che sia giusto decretare la fine di questa esperienza e consentire alla città di poter votare in primavera per scegliere il nuovo sindaco e per questa ragione siamo andati a firmare dal notaio ma se la parte rimanente dell’opposizione ritiene utile un qualsiasi altro metodo, previsto dalla legge, noi siamo disponibili a seguirlo», rispondono Liviano, Bitetti, Lenti, Boshnjaku, Contrario, Di Gregorio e Lonoce.

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