Dopo anni da protagonista nella battaglia ambientalista a Taranto, Fabio Matacchiera si è un po’ defilato, pur continuando a seguire con molta attenzione le vicende che riguardano il capoluogo ionico.
L’assenza da alcuni cortei di Matacchiera – ambientalista di lungo corso, già presidente dell’associazione Caretta caretta e del Fondo Antidiossina onlus, docente e produttore del corto “Oltre le nubi” (proprio sugli effetti devastanti dei veleni dell’ex Ilva – non è però passata inosservata generando anche voci poco lusinghiere nei suoi confronti.
«Si è venduto all’Ilva. Anche questo si dice adesso di me», si sfoga in una nota l’ambientalista: «Basta odio. Basta dicerie e maldicenze». E spiega che il suo profilo più “basso” è dovuto «solo a questioni di lavoro. Ho sentito in giro delle menzogne gravissime sul mio conto. Questo mi ferisce», afferma.
Matacchiera è stato sempre in prima linea nella lotta contro l’inquinamento e in difesa del territorio documentando, sin dagli inizi degli anni Novanta, scarichi di sostanze oleose in mare, discariche abusive, emissioni notturne e subendo per questo ripercussioni.
«La mia assenza dai cortei – spiega – dalle manifestazioni, dalle petizioni, dai sit in, da tutto ciò che riguarda il variegato e, talvolta, controverso mondo degli ambientalisti, sta generando un po’ di dubbi e perplessità e anche false convinzioni e dicerie sulla mia persona. Per le mie battaglie da ambientalista a favore di questa sfortunata città, Taranto, mi sono speso tantissimo. E alle mie denunce sacrosante, come quella sulle “cozze alla diossina” nel 2011, seguivano automaticamente minacce pesanti e querele».
Matacchiera ricorda che «persino i Riva, i vecchi proprietari dell’immensa acciaieria di Taranto, ci hanno pensato, presentando nei miei confronti due denunce per diffamazione, una delle quali mi costò un avviso di garanzia la vigilia di Natale di 14 anni fa. Rimango fermamente convinto che quella fabbrica debba essere chiusa al più presto perché in quelle condizioni continuerà a provocare malattie e morte».