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Taranto, case del Tamburi danneggiate e invendibili: «Ora risarcisca il Comune»

Mentre mancano ormai poche ore alla scadenza del bando per le manifestazioni di interesse per il gruppo dell’ex Ilva (domani a mezzanotte), al quartiere Tamburi serpeggia preoccupazione per eventuali futuri risarcimenti al punto che l’avvocato Aldo Condemi, uno dei legali che in passato ha portato avanti le battaglie legali per le case deprezzate a causa…
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Mentre mancano ormai poche ore alla scadenza del bando per le manifestazioni di interesse per il gruppo dell’ex Ilva (domani a mezzanotte), al quartiere Tamburi serpeggia preoccupazione per eventuali futuri risarcimenti al punto che l’avvocato Aldo Condemi, uno dei legali che in passato ha portato avanti le battaglie legali per le case deprezzate a causa della vicinanza allo stabilimento, ora chiede al Comune di sborsare una cifra, anche simbolica, verso chi è stato danneggiato. «Una signora anziana residente al quartiere Tamburi ha venduto la sua casa per otto euro», racconta il legale.

La lettera

L’avvocato tarantino promette di mandare nei prossimi giorni una lettera ad assessori e consiglieri comunali una richiesta di ristoro per i danni subìti dagli immobili. «Secondo le voci che circolano in questi giorni, le offerte per il siderurgico potrebbero essere addirittura simboliche. Viene da chiedersi a questo punto quali garanzie restano per chi ha subìto danni e deprezzamento. Addirittura si potrebbe pensare che il nuovo gestore possa a sua volta rivalersi sul Comune, se chiamato in causa», sostiene Condemi.

I precedenti

Da oltre vent’anni, i proprietari delle case si rivolgono periodicamente al tribunale col conto dei danni. Alcune sentenze hanno stabilito che la svalutazione dell’intero quartiere è iniziata negli anni Sessanta, con la costruzione del siderurgico a poca distanza dalle case. In altri casi, quelli che sono poi stati ribattezzati “i ribelli del Tamburi” sono arrivati vincenti fino in cassazione.

La causa pilota, intentata nel 2012 da Pellegrino Amato, fondatore del “Comitato per i diritti della casa dei Tamburi”, è diventata definitiva a maggio 2019. Proprietario di un appartamento di via Machiavelli divenuto invendibile, Amato trascinò in tribunale il colosso siderurgico e i giudici gli diedero ragione, stabilendo che le polveri minerali rovesciate ogni giorno sul quartiere avevano causato alle abitazioni «danni da immissioni intollerabili». Fu uno dei pochi risarcimenti, 14mila euro, pagati dall’Ilva prima del tracollo.

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