«Volevano vendicarsi per la mia collaborazione con le forze dell’ordine». Non ha dubbi Arcangelo Caressa, istruttore e direttore tecnico nazionale del settore cinofilia e cinotecnica dell’Endas e conduttore di Bruno, cane molecolare brutalmente ucciso a Taranto con un wurstel con all’interno dei chiodi.
A raccontare l’accaduto, sui social, è stato lo stesso Caressa che ora si appresta a denunciare tutto ai carabinieri così che possa partire un’indagine ufficiale per individuare i responsabili.
L’istruttore cinofilo spiega, in un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno, che «oltre al lavoro con Bruno nella ricerca di persone scomparse io formo unità cinofile anche per le forze dell’ordine e ho contribuito ad effettuare sequestri di animali maltrattati destinati ai combattimenti clandestini. Mi faccio nemici ogni giorno. Questa potrebbe essere una pista».
Sui social, intanto, è unanime lo sdegno per l’accaduto. Nei giorni scorsi anche la premier Giorgia Meloni ha pubblicato un post in cui parla di «un atto vile, codardo, inaccettabile». La presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia aveva conosciuto Bruno ad Atreju, nel 2023, quando il cane molecolare «fu premiato per meriti di servizio. In quest’occasione – ricorda Caressa – la presidente Meloni l’ha coccolato a lungo, credo che sia realmente amareggiata per quanto accaduto».
Da Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’intergruppo parlamentare per i Diritti degli Animali, arriva un appello affinché sia applicata «con il massimo rigore» la legge che prevede fino a quattro anni di carcere e 60mila euro di multa per chi uccide un animale adoperando sevizie o prolungandone volutamente le sofferenze.
In un post pubblicato sui social, la deputata di Noi Moderati e presidente della Lega italiana difesa animali e ambiente (Leidaa), spiega che l’esca riempita di chiodi «ha dato a Bruno una morte orrenda, lunga e dolorosissima, per l’emorragia interna, proprio a lui che aveva salvato tante vite di uomini». Per l’attivista per i diritti degli animali «probabilmente chi ha compiuto questo gesto nefando non lo ha fatto per cieca crudeltà, ma con uno scopo preciso, perché Bruno aveva contribuito a far sequestrare cani utilizzati nei combattimenti».