Qualche giorno fa i cattivi odori, pare per il riavvio dell’altoforno dopo la manutenzione, ieri l’esplosione, per fortuna senza feriti, ad un convertitore di acciaieria. Non c’è pace nell’ex Ilva di Taranto.
I sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm ora chiedono con urgenza ai gestori di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria un incontro con la direzione per chiarire quanto accaduto ieri sera al convertitore 1, dove è stata segnalata una forte esplosione durante le normali attività operative.
«Come se non bastasse – dicono le sigle metalmeccaniche – abbiamo ricevuto segnalazioni di un principio di incendio al secondo piano sulla verticale del convertitore». Si tratta dell’impianto che serve a trasformare la ghisa in acciaio. «Episodi analoghi – sostengono i sindacati – si sono già verificati in passato e risultano sempre più preoccupanti. Riteniamo indispensabile comprendere la reale situazione impiantistica, le cause dell’evento e le misure che la direzione intende adottare per prevenire il ripetersi di situazioni potenzialmente pericolose per i lavoratori».
Tra i lavoratori c’è preoccupazione perché la vetustà degli impianti e l’uso massiccio di cassa integrazione riduce anche i turni dedicati alla manutenzione, il che genera scarsa sicurezza. A maggio scorso la procura ha messo sotto sequestro senza facoltà d’uso l’altoforno 1 dove si verificò uno spaventoso incendio, anche in quel caso fortunatamente senza feriti.
L’impatto sull’economia
Casartigiani Puglia, intanto, esprime forte preoccupazione per la situazione emersa durante l’incontro tra governo e sindacati metalmeccanici dell’altro giorno, da cui sono emersi numeri drammatici sull’uso della cassa integrazione, che sarà esteso entro gennaio a ben seimila su ottomila dipendenti. «Il governo deve mettere in campo strumenti concreti a sostegno dell’economia locale in questo momento critico», dice il coordinatore Stefano Castronuovo.
Secondo la federazione pugliese degli artigiani, l’aumento della cassa integrazione è un colpo durissimo per il tessuto economico locale: sarà inevitabile la diminuzione della liquidità, che comporterà maggiori difficoltà per le piccole imprese e un generale depauperamento del territorio.










