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Il pugliese che inventò il separatore di rifiuti con l’Intelligenza artificiale

In principio fu il Minox, un dispositivo innovativo di smistamento automatico dei rifiuti basato su un sensore sonico. Vincitore di un bando Pin (l'iniziativa della Regione Puglia che si rivolge a tutti i giovani con un’idea imprenditoriale da mettere in pratica), per Michele Carbotti e socio è stato solo l’inizio. Poi ci fu il dissalatore,…
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In principio fu il Minox, un dispositivo innovativo di smistamento automatico dei rifiuti basato su un sensore sonico. Vincitore di un bando Pin (l’iniziativa della Regione Puglia che si rivolge a tutti i giovani con un’idea imprenditoriale da mettere in pratica), per Michele Carbotti e socio è stato solo l’inizio. Poi ci fu il dissalatore, e poi ancora il progetto per le arance.

Il sogno al mare

«Il mio progetto è nato quando ho finito il corso di laurea, a Bari, in Scienze dei Materiali – racconta Michele Carbotti, 36 anni, di Martina Franca, ma da alcuni anni vive a Bari -e mentre ero al mare mi era venuto in mente di realizzare un un bidoncino che separasse automaticamente i rifiuti tramite intelligenza artificiale. Col passare del tempo poi sono entrato in un percorso di accelerazione dell’Università di Bari e grazie a questo, ho potuto accedere a finanziamenti regionali e realizzare il macchinario che automatizza la raccolta differenziata con i suoni, grazie ai suoni riesco a riconoscere i rifiuti, separandoli automaticamente. Poi abbiamo venduto il progetto del Minox ad un’azienda di Bergamo. È così che tutto è iniziato».

Le difficoltà

«Abbiamo avuto difficoltà – spiega Carbotti – perché attualmente in Italia non c’è un segmento di investimento corposo per sostenere le startup innovative. Io e il mio socio Vincenzo Montaruli, allora, andavamo a tutte le fiere per incontrare potenziali investitori ed è andata così che finalmente abbiamo trovato un’azienda che era interessata a investire sul nostro progetto. In realtà non lo volevano acquistare come differenziatore automatico, ma come dispositivo per separare le plastiche, perché attualmente non esiste un vero e proprio dispositivo che possa separare automaticamente le plastiche dure dalle plastiche morbide. Dopo aver valutato, abbiamo accettato l’offerta che ci hanno proposto e grazie a questi fondi abbiamo iniziato a intraprendere una serie di idee che avevo precedentemente».

Gli Hackathon

È allora che partecipano ad un hackathon (ndr, un evento organizzato da un’azienda, all’interno del quale diversi attori si sfidano in una competizione), che li porterà verso il progetto successivo: «Proponemmo un materiale con l’acetato di cellulosa impermeabile all’acqua e vincemmo il secondo posto – prosegue – Loro cercavano un materiale che poteva essere sostituito al Pet, cioè le bustine in plastica. È stato così che abbiamo iniziato a intraprendere il percorso del del packaging». Nel dicembre 2023 il secondo posto anche allo “Startup Weekend”, un concorso svoltosi a Parma per startup innovative, con il progetto di un dispositivo che potesse riconoscere la stagionatura dei formaggi con l’intelligenza artificiale.

Il prossimo progetto

«Viviamo in un’epoca in cui dove c’è il bisogno della creazione di un nuovo modo di rivedere gli imballaggi. Due anni fa, insieme a un team di giovani innovatori , abbiamo deciso di affrontare una delle sfide più urgenti del nostro tempo: ripensare il mondo degli imballaggi».

Il nuovo nato

Nasce così 2Pack, «un progetto rivoluzionario – lo presenta Michele Carbotti – che punta a sviluppare un nuovo materiale impermeabile all’acqua, creato a partire da scarti e biodegradabile nel lungo periodo. Ora l’UIBM ha confermato la brevettabilità della nostra innovazione, la nostra prossima fase sarà l’industrializzazione. Adesso stiamo cercando dei possibili investitori per poterlo sostenere economicamente – racconta lo scienziato inventore – Noi utilizziamo gli scarti del pescato per ottenere un coating sul materiale, per far sì che poi questo materiale diventi impermeabile. Le applicazioni sono diverse e in vari ambiti».

L’utilizzo

«Stiamo valutando di applicarlo in ambito alimentare oppure in ambito cosmetico – riprende – Quindi ci stiamo evolvendo da questo punto di vista. E adesso siamo in fase di investimenti, stiamo cercando investitori per poter costruire un’azienda e poterci strutturare meglio, ma non è facile, questa è la nostra difficoltà più grande. Ma noi non ci arrenderemo, abbiamo tante idee da portare avanti».

Il portale

Assieme ad altre tre persone, il 36enne pugliese ha creato anche Switchup, un portale che permette ad inventors e gruppi informali di trovare informazioni personalizzate relative a bandi, eventi e iniziative oltre che a creare collegamenti tra gli inventors e i consulenti. Anche e soprattutto social, il portale è un luogo virtuale di incontri e di fermenti geniali, il posto dove sono già nate tante idee. L’avamposto del domani, in un’ottica sempre crescente di sostenibilità e avanguardia culturale.

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