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Ex Ilva, si rompe un nastro dell’altoforno: impianto fermo per un giorno intero

Nuovo stop, ieri, per l'ex Ilva, dove l'unico altoforno rimasto in funzione, il numero 4, è stato fermato dalla rottura di un nastro trasportatore che convoglia le materie prime nel forno. E mentre l'azienda assicura che si lavorerà anche di notte al ripristino, arriva una nuova doccia fredda per i sindacati: la richiesta di cassa…
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Nuovo stop, ieri, per l’ex Ilva, dove l’unico altoforno rimasto in funzione, il numero 4, è stato fermato dalla rottura di un nastro trasportatore che convoglia le materie prime nel forno. E mentre l’azienda assicura che si lavorerà anche di notte al ripristino, arriva una nuova doccia fredda per i sindacati: la richiesta di cassa integrazione da parte di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, attualmente a 3mila addetti, sale ancora e passa da 4050 a 4450.

Di questi, secondo le richieste dei commissari governativi del siderurgico, ben 3.803 sarebbero a Taranto. La richiesta arriva a poche ore dal nuovo incontro, previsto per domani al ministero del Lavoro, proprio per discutere coi sindacati metalmeccanici della procedura. I sindacati, intanto, chiedono chiarimenti sul guasto e lo stop alla produzione e garanzie su sicurezza dei lavoratori e salvaguardia degli impianti.

La visita

Ieri ha fatto visita agli impianti tarantini l’europarlamentare del M5S Valentina Palmisano con i colleghi del gruppo The Left Mario Furore e Carolina Morace. Dopo aver incontrato delegati aziendali e tecnici dell’Arpa, Palmisano ha detto: «Taranto non sia più zona di sacrificio ma laboratorio green. Il futuro dev’essere costruito su tre priorità: salute, ambiente e lavoro e per la riconversione ci sono le risorse del Just Transition Fund. Regione e governo devono accelerare sui fondi europei, se non si spendono entro dicembre 2026 vanno perduti».

Più caustico, sulle vicende del siderurgico, il senatore e vicepresidente del M5s Mario Turco, secondo il quale «il governo non ha una visione chiara sul futuro della città e se ne frega dell’incolumità dei lavoratori. La fabbrica cade a pezzi». Ieri gli attivisti di Giustizia per Taranto sono tornati a protestare davanti al Comune per chiedere al sindaco Piero Bitetti di fare ricorso al Tar contro l’autorizzazione integrata ambientale dell’ex Ilva, che autorizza altri 12 anni di produzione con l’attuale ciclo a carbone degli altoforni.

Il caso potrebbe sbarcare in Consiglio comunale il prossimo 3 ottobre in modalità question time su mozione della consigliera Annagrazia Angolano (M5s), che chiede chiarezza sulla linea del Comune per il futuro industriale, ambientale e occupazionale.

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