La tanto attesa convocazione a Roma non è arrivata, mentre la mobilitazione dei lavoratori ex Ilva è andata avanti per tutta la notte nonostante la pioggia e il freddo. E mentre i lavoratori manifestavano per il loro futuro il ministro delle Imprese Urso durante il question time a Montecitorio rassicurava: «Lo stabilimento ex Ilva va rilanciato, no all’amministrazione straordinaria», aggiungendo: «Piuttosto lo stabilimento deve essere ceduto a un soggetto aziendale che possa rilanciarlo, grazie anche all’Aia che abbiamo ottenuto e al piano di decarbonizzazione già avviato».
Sullo stabilimento di Taranto il ministro insiste: «Lo stop ai due altiforni incide solo temporaneamente sulla produzione a Genova» e spiega che l’obiettivo è far ripartire a marzo la produzione con le nuove spedizioni di rotoli di acciaio da Taranto verso Genova per la lavorazione dello zincato nello stabilimento di Cornigliano. A livello nazionale il piano, dopo le opere di manutenzione, è quello di riportare a quattro milioni le tonnellate di produzione e che per Genova la produzione deve seguire l’accordo di programma con la possibilità di far insediare nuove attività sulle aree di Cornigliano».
Per quanto riguarda l’intervento dello Stato il ministro ha assicurato «dove richiesto dagli operatori che stanno partecipando alla gara internazionale, dove necessario, il governo è pronto a valutare l’intervento di un soggetto pubblico a supporto del piano industriale nel pieno rispetto della normativa europea e secondo le procedure di gara, per assicurare la continuità produttiva degli stabilimenti e il processo di decarbonizzazione».
Azione risarcitoria
Intanto Urso ha annunciato: «il Governo sta lavorando alle condizioni abilitanti nella consapevolezza che la fornitura e il costo dell’energia è il fattore più critico. La tecnologia green ha bisogno del gas e in un contesto in cui non risulta praticabile la soluzione della nave rigassificatrice, viste le opposizioni espresse dagli enti locali, stiamo lavorando alle condizioni per un rifornimento a terra di gas economicamente sostenibile», per proseguire: «i commissari dell’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, avvieranno un’azione risarcitoria contro Arcelor Mittal per 5 miliardi di euro. Hanno avviato un piano di manutenzione straordinaria per consegnare al futuro acquirente entro marzo impianti funzionanti e sicuri con almeno 4 milioni di capacità produttiva. La manutenzione straordinaria è assolutamente necessaria ed è conseguente al totale stato di abbandono in cui gli impianti sono stati lasciati da Arcelor Mittal».
Anche a Bruxelles si è parlato di Taranto con la proiezione del documentario denuncia Taranto chiama realizzato dalla giornalista Rosy Battaglia. «È l’occasione per sensibilizzare le istituzioni europee sulle preoccupazioni di chi vive accanto allo stabilimento ex Ilva» ha dichiarato Valentina Palmisano europarlamentare pentastellata.
I blocchi
Mentre a Roma si parlava del futuro produttivo della fabbrica d’acciaio a Taranto c’è stato il secondo giorno di mobilitazione a oltranza, andato avanti nonostante la pioggia battente che è caduta in serata. I lavoratori e le lavoratrici dell’ex Ilva hanno bloccato le statali 100 e 106 per ribadire il «no» al cosiddetto piano corto, a una ulteriore cassa integrazione e chiesto l’intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Le sigle sindacali, Fim, Fiom, Uilm e Usb chiedono la convocazione a Roma contemporaneamente di tutti gli stabilimenti ex Ilva per avere rassicurazioni sul futuro. Ma da Roma nulla si è mosso. Dunque la mobilitazione prosegue, anche se oggi bisogna fare i conti con l’allerta meteo, e i sindacati di categoria invitano il sindaco di Taranto a non presentarsi all’incontro di domani nella capitale.









