Pareri discordanti dopo il vertice politico allargato sull’ex Ilva convocato ieri in videoconferenza dal governatore Michele Emiliano. In collegamento c’erano segretari e coordinatori dei partiti di centrodestra e centrosinistra, i capigruppo di maggioranza e opposizione e tutti i consiglieri regionali. Una riunione blindata e off-limits anche per i giornalisti che sono stati accompagnati alla porta dalle guardia del palazzo presidenziale.
Alla fine dell’incontro Emiliano ha annunciato che stilerà una relazione sulle posizioni emerse e che chiederà di essere ascoltato dalle Commissioni parlamentari Ambiente e Sviluppo di Camera e Senato, ma anche dall’Unione europea. Il tutto a meno di 24 ore dall’incontro programmato oggi con il ministro per le Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
Il vertice
In generale nessuno dei partiti ha ritenuto valida l’opzione di chiudere la fabbrica. Dubbi bipartisan anche sui tempi troppo lunghi della decarbonizzazione fissati in 13 anni, fino al 2039 a partire dall’anno prossimo, inseriti nella bozza di accordo di programma.
Nel centrosinistra il Pd per bocca del segretario pugliese Domenico De Santis si è detto favorevole a una ambientalizzazione spinta da attuare in tempi brevi. Una riconversione a gas del siderurgico alimentando i forni elettrici dal metanodotto Tap o con un allaccio da 12-13 chilometri da collegare ai rigassificatori della Basilicata. De Santis si è detto contrario anche alla nave rigassificatrice proposta nella fase transitoria dal ministro Urso e ha proposto investimenti nel settore della sanità. Ma la posizione ufficiale del partito sarà assunta dalla segreteria del Nazareno direttamente a Roma.
Gli altri partiti
I Cinque Stelle con l’onorevole Donno, Avs con il segretario pugliese Nico Bavaro hanno chiesto la chiusura immediata dei forni a caldo e un freno a tutti gli inquinanti della fabbrica. Stop anche alla nave rigassificatrice. Dal centrodestra Fratelli d’Italia e la Lega hanno aperto all’ipotesi di un approfondimento tecnico sui vari aspetti dell’accordo di programma, ma anche dell’Autorizzazione Integrata ambientale collegata alla nuova bozza di accordo. Forza Italia, invece, ha difeso la linea del ministro Urso.
La nuova bozza secondo le intenzioni del governo centrale mira «a garantire una valutazione unitaria e coordinata ai fini del rilascio della nuova Aia assolutamente necessaria per la continuità produttiva dello stabilimento», e un successivo accordo di programma per il polo siderurgico di Taranto che «potrà invece essere definito solo successivamente, quando sarà individuato il soggetto industriale e saranno maturate le condizioni per un investimento che dovrà tenere conto di quanto stabilito dall’accordo interistituzionale e dall’Aia».
La bozza
Nella nuova bozza, che corregge quella del 16 giugno, l’elemento rilevante sono la trasformazione in intervento temporaneo della nave di rigassificazione a Taranto, necessaria alla transizione della fabbrica, e il ricorso a «ulteriori soluzioni innovative di carattere strutturale coerenti con i principi di neutralità tecnologica». Tra questi rientra «anche l’introduzione di nuove tecnologie per l’utilizzo integrato dell’idrogeno per supportare la produzione di acciaio a basse emissioni». Alla fine, però, non è emersa una posizione unitaria e il vertice è stato aggiornato a dopo gli ulteriori passaggi istituzionali.
