Cresce la tensione tra la il gruppo di esperti chiamato a scrivere le prescrizioni della nuova autorizzazione integrata ambientale per l’ex Ilva e gli attuali vertici del gruppo, affidato ai commissari governativi. Per i vertici di Acciaierie d’Italia «i più rilevanti interventi inseriti nel parere istruttorio conclusivo comporterebbero investimenti per il gestore che superano il miliardo di euro, valore che senza dubbio si pone al di là di ogni compatibilità economica, rendendo impossibile l’attività industriale».
Queste le osservazioni al parere conclusivo sulla nuova Aia, provvedimento (rilasciato dal ministero dell’Ambiente) che permette alla fabbrica di continuare a produrre acciaio. La vecchia è scaduta e vige in proroga. La nuova autorizzazione, valida per 12 anni, consentirà una produzione annua di 6 milioni di tonnellate di acciaio. Consta di 477 prescrizioni, su cui è in corso un vero e proprio braccio di ferro tra vertici del siderurgico e gruppo istruttore, di cui fanno parte anche Regione Puglia, Provincia di Taranto e Comuni di Taranto e Statte.
Il confronto
Secondo i commissari di Acciaierie d’Italia, la maggior parte delle prescrizioni è difficilmente traguardabile. Stante la siderale distanza tra azienda e gruppo istruttore, l’esame delle osservazioni e prescrizioni andrà avanti ad oltranza e molto probabilmente slitterà anche la conferenza dei servizi prevista per il 5 maggio.
Acciaierie parte dal presupposto che, essendo stata cambiata e integrata l’Aia nel 2012, 2014 e 2017, le misure ambientali non sono più quelle originarie ma sono state potenziate e rafforzate. Adi sostiene quindi di aver attuato e applicato quanto previsto. Secondo Acciaierie, ponendo ora tante nuove prescrizioni si rischia di ostacolare il nuovo investitore, il gruppo Baku Steel dell’Azerbaijan.
Nel parere conclusivo, però, il gruppo istruttore scrive che le nuove prescrizioni permettono di avere «un quadro cautelativo dal punto di vista ambientale e sanitario». E che vi è la necessità di «approfondimenti e l’implementazione di un monitoraggio permanente ambientale e sanitario, da sviluppare in sinergia con gli enti territoriali, oltre a ottimizzazioni impiantistiche e gestionali con un approccio di miglioramento continuo basato su dati misurati».