«In una fase così delicata e difficile, la presenza minoritaria e transitoria dello Stato» nella nuova compagine societaria dell’ex Ilva sarebbe «un elemento positivo a garanzia dell’attuazione del piano industriale e di decarbonizzazione». Lo afferma il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, intervenuto all’assemblea di Confindustria Taranto sul tema “Le rotte del cambiamento“.
«Naturalmente – sottolinea Gozzi -, bisogna mettere in equilibrio le due esigenze, cioè l’esigenza che l’azienda possa esprimere la sua managerialità, quindi non stiamo parlando di statalizzazione, e contemporaneamente il fatto che la funzione di controllo e garanzia dello Stato sia armata, cioè non sia disarmata come è stato ai tempi di Mittal perché allora c’era una presenza importante dello Stato ma era come se non ci fosse: metteva soltanto sulla schiena degli amministratori nominati delle responsabilità senza dare alcuna reale responsabilità non dico di indirizzo ma almeno di controllo di piani industriali definiti».
Quanto al decreto che assegna ulteriori 250 milioni all’azienda, Gozzi dice che «sono sempre risposte congiunturali. Il tema dell’Ilva è un tema miliardario dal punto di vista degli investimenti, di manutenzioni straordinarie e in dotazione di nuovi impianti a partire dal Dri e dai forni elettrici. C’è il grande tema del gas, c’è il tema delle quote gratuite di Co2 che continuano a sparire e pongono il problema di come produrre l’acciaio fino a quando non sarà installato il Dri con i forni elettrici».
Gozzi osserva che «gli altiforni piccoli che necessitano di interventi di manutenzione straordinaria garantiscono la transizione. Fino al 2029 bisogna concentrarsi molto su come verrà prodotto l’acciaio di Taranto. Senza produzione di acciaio primario non esiste».