SEZIONI
SEZIONI
Bari
Sfoglia il giornale di oggiAbbonati

Ex Ilva, a marzo tutti a casa: gli operai annunciano sciopero e presidio

Secondo i sindacati: «Dal primo marzo 2026 nella fabbrica non ci sarà più attività produttiva, pertanto tutti i lavoratori dell’ex Ilva di Taranto saranno messi in cassa integrazione con la conseguente chiusura dello stabilimento». È ormai braccio di ferro tra Governo e sindacati dei metalmeccanici. Acque agitate nei tre stabilimenti ex Ilva per dire no…
l'edicola

Secondo i sindacati: «Dal primo marzo 2026 nella fabbrica non ci sarà più attività produttiva, pertanto tutti i lavoratori dell’ex Ilva di Taranto saranno messi in cassa integrazione con la conseguente chiusura dello stabilimento».

È ormai braccio di ferro tra Governo e sindacati dei metalmeccanici. Acque agitate nei tre stabilimenti ex Ilva per dire no al cosiddetto piano corto per la decarbonizzazione messo sul tavolo dal ministro dell’Impresa e del Made in Italy, Adolfo Urso sul quale non c’è stato un passo indietro. E se questa notte, dopo i blocchi di ieri, i lavoratori dello stabilimento di Genova, che conta un migliaio di dipendenti, hanno passato la notte in strada per scongiurare la chiusura dello stabilimento, i lavoratori tarantini dell’appalto e di Ilva in As dalle 7 alle 9 di questa mattina si riuniscono in assemblea dinnanzi alla portineria Imprese della fabbrica, mentre all’interno dello stabilimento si sono riuniti i dipendenti diretti e i sindacalisti. Nel corso delle assemblee è stato deciso lo sciopero nella giornata odierna.

La situazione

Per lo stabilimento di Taranto la decisione presa da Fim, Fiom, Uilm e Usb segue le orme degli altri due stabilimenti, quello di Genova e quello di Novi Ligure (sciopero e corteo) perché, secondo le sigle dei metalmeccanici, il futuro prospettato per la fabbrica e per i lavoratori, non è accettabile. Ieri mattina a Roma nell’incontro tenuto dai segretari generali Ferdinando Illiano (Fim), Michele De Palma (Fiom) e Rocco Palombella (Uilm) è emersa una certezza e si dicono contrari a quanto proposto «dal Governo insistono sulla formazione dei lavoratori e poi li licenziano, questa è la realtà. Allora ci chiediamo perché metterli tutti in cassa integrazione quando sono potenziali licenziati».

I commenti

Analizzando quanto proposto dal ministro Urso, Palombella ritiene: «Il piano che ci hanno prospettato include la messa sul mercato dell’azienda dal primo marzo, senza lavoratori e con impianti fermi. Questo non è un piano credibile». De Palma della Fiom ha voluto rivolgersi direttamente al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affermando «il percorso di decarbonizzazione va ormai verso il fallimento così come la salvaguardia degli impianti e dei posti di lavoro mentre noi vogliamo avviare un percorso che garantisca il futuro della siderurgia. Il Governo ci ha detto che non c’è possibilità di contrattare e che dobbiamo accettare il piano così com’è».

Sulla vicenda interviene Luca Contrario, consigliere comunale Pd che dichiara: «È l’ora della verità per Taranto. I sindacati, anche se con notevole ritardo, stanno capendo il bluff del Governo sul rilancio dell’ex Ilva e sulla salvaguardia dei posti di lavoro. La credibilità si aggrava con i numeri, la transizione richiede miliardi di euro e il Governo non ne ha stanziato nemmeno uno. La transizione ecologica resterà solo uno slogan se non ci sono la sicurezza sul lavoro, che non può essere negoziabile, investimenti e finanziamenti reali, un piano strategico per Taranto che preveda bonifiche e alternative lavorative e economiche a fronte di una industria morente».

CORRELATI

Attualità, Taranto","include_children":"true"}],"signature":"c4abad1ced9830efc16d8fa3827ba39e","user_id":1,"time":1730895210,"useQueryEditor":true,"post_type":"post","post__in":[474239,472852,470518],"paged":1}" data-page="1" data-max-pages="1" data-start="1" data-end="3">

Lascia un commento

Bentornato,
accedi al tuo account

Registrati

Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!