Due manifestazioni in Puglia contro il contratto definito “pirata” che l’associazione degli operatori, Assocontact, ha siglato con la sola Cisal approfittando del mancato rinnovo del contratto nazionale degli operatori di call center. A Bari assemblea alla Cgil e a Taranto un corteo organizzato da Usb, dal municipio alla prefettura, a cui ha partecipato anche il senatore Mario Turco, vicepresidente del M5s, che sul caso ha presentato un’interrogazione parlamentare. E le proteste hanno dato già qualche risultato: il ministro del Made in Italy Adolfo Urso ha convocato i sindacati per febbraio per un tavolo interministeriale chiamato a trovare una soluzione alla vertenza dei call center. Per Turco «Quel contratto cancella le tutele conquistate da migliaia di lavoratori in anni di rivendicazioni sindacali e favorisce il dumping salariale. Un fatto gravissimo e inaccettabile perché, ancora una volta, i lavoratori di questo comparto vengono trattati come un mero costo da comprimere».
L’appello di Cgil
«La Regione Puglia sospenda gli accordi di programma con quelle aziende che applicano contratti vergogna, e ce ne sono nel nostro territorio», dice Gigia Bucci, numero uno della Cgil pugliese. «Si tratta di accordi che riportano le lancette della storia del settore a oltre vent’anni fa. Dobbiamo respingere con forza questa forma di dumping – prosegue Bucci – che nasce dalle imprese». Sono diverse le aziende pugliesi ad aderire ad Assocontact ed applicare il nuovo contratto. «Ma quel contratto se lo sono scritti da soli con la complicità di una sigla molto poco rappresentativa a livello numerico dei lavoratori», tuona Francesco Marchese, di Usb. Circa un operatore su otto rischia di passare al nuovo contratto.
Le condizioni peggiorative
Diminuzione degli stipendi, con un abbattimento di circa il 15 per cento del costo del lavoro e taglio di tutele importanti per i lavoratori come un graduale passaggio verso il non riconoscimento della malattia nei primi tre giorni, il controllo a distanza individuale, ma anche l’abbattimento di circa il 50 per cento delle ore di permesso sono alcune delle clausole peggiorative rispetto al precedente contratto di settore. Non da poco, inoltre, lo smantellamento della clausola sociale in caso di cambio d’appalto. Significa che in ogni ipotesi di cambio d’appalto, non sarebbe più garantito il riassorbimento da parte dell’appaltatore subentrante, determinando un attuale rischio di emorragia di posti di lavoro in un breve lasso di tempo ed in un settore già particolarmente condizionato dal precariato. «Praticamente col nuovo contratto si tratterà di lavorare le stesse ore con retribuzione e tutele minori», aggiunge Marchese «e non viene più riconosciuta l’anzianità ad operatori che sono lì parecchi anni. Insomma questo contratto consente alle aziende di fare profitto sulla pelle dei lavoratori».