Hanno chiesto “rispetto per Taranto” gli imprenditori dell’indotto dell’ex Ilva che stamattina hanno protestato per dire «no all’ipotesi di amministrazione straordinaria» e chiedere il rilancio di una «produzione ecocompatibile autorizzata a sei milioni di tonnellate l’anno» e la garanzia dei «crediti maturati dalle imprese e dai fornitori».
L’iniziativa è stata organizzata dall’associazione indotto Acciaierie d’Italia e General Industries (Aigi) nata da una scissione in Confindustria Taranto.
Oltre cinquecento imprenditori e lavoratori si sono radunati nell’area della portineria C dello stabilimento siderurgico, anche con camion e autogrù, per poi muoversi sulla statale 7 e dirigersi verso la Prefettura.
Forti rallentamenti si sono registrati sulla statale 7 Appia Bari-Taranto, dopo lo stabilimento Ex Ilva in direzione del capoluogo ionico, e lunghe code di auto, per il corteo di protesta. Sul frontale dei mezzi sono affissi manifesti con la scritta “No al bidone di Stato”.
I sindacati, intanto, protestano a Roma, sotto alla sede del Ministero dell’Industria e del Made in Italy (Mimit): «Se non si apre una trattativa con i sindacati, si aprirà una stagione di conflitto. E andremo in Parlamento per chiedere che si apra una commissione d’inchiesta che vada a verificare e a intervenire sulla questione», dichiara Michele De Palma, leader Fiom, dal palco dell’assemblea del coordinamento unitario di Fim Fiom e Uilm.
Il coordinamento nazionale di Fim, Fiom e Uilm, al termine dell’assemblea dei delegati, ha annunciato otto ore di sciopero il 20 ottobre di tutto il gruppo Acciaierie d’Italia e manifestazione a Roma. I sindacati intendono inviare anche una lettera a tutti i gruppi parlamentari per richiamare l’attenzione e l’impegno su “una vertenza nazionale”.