Natuzzi annuncia 479 esuberi e la chiusura di due stabilimenti produttivi. A denunciarlo è la Fillea Cgil Puglia a conclusione di un incontro che si è svolto oggi, lunedì 22 dicembre, al ministero delle Imprese e del Made in Italy, durante il quale l’azienda ha presentato il piano industriale 2026-2028.
Per il sindacato si tratta di un piano «lacrime e sangue» in cui «è assente qualunque forma di investimento per il futuro».
Il segretario generale della Fillea Cgil Puglia, Ignazio Savino, definisce la proposta di Natuzzi «evidentemente inaccettabile per noi dato che, se davvero si vuole guardare al 2028, bisogna farlo difendendo un’occupazione di qualità, fatta da operatori specializzati, e gli stabilimenti in Italia, riportando qui i volumi produttivi e internalizzando il lavoro affidato ai contoterzi». L’azienda, prosegue il sindacalista, «nonostante l’importante investimento pubblico ricevuto negli anni per garantire il suo rilancio, pensa di poter scaricare ancora una volta sui lavoratori i costi di una crisi».
Il sindacato chiede «il ritiro delle scelte aziendali presentate finora e, fino alla riconvocazione del tavolo ministeriale, prevista il 25 febbraio, diffidiamo l’azienda dal compiere alcuna azione unilaterale come spostamenti di macchinari, trasferimenti di attività o decisioni irreversibili».
Il 9 gennaio prossimo, in Regione Puglia, sottolinea Savino, «ci rivedremo per il primo incontro tra azienda e organizzazioni sindacali per entrare nel merito delle questioni tecniche modificando un piano ad oggi per noi inaccettabile. In quella sede bisognerà chiarire obiettivi, investimenti, volumi produttivi e tempistiche, evitando fughe in avanti».
Il sindacato, conclude il segretario, è disponibile «a rivedere il piano per renderlo sostenibile per lavoratori e territorio. Qualora ciò non dovesse essere garantito, siamo pronti a mettere in campo tutte le forme di mobilitazione e di lotta necessarie a difesa delle condizioni di duemila lavoratori diretti, degli altri migliaia dell’indotto, e della produzione nel Mezzogiorno e della seconda azienda regionale per numero di addetti».










