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Dalla Palestina all’Italia nel segno di musica e pace, la storia di Milad: «Ora sogno l’Eurovision»

È arrivato dalla Palestina in Italia nel 2004, quando aveva poco meno di 10 anni, per partecipare allo Zecchino d'Oro e, due anni dopo, vi si è stabilito definitivamente grazie alla solidarietà e all'affetto di una famiglia di Cassano delle Murge, in provincia di Bari. Da allora non ha mai smesso di cantare e ora…

È arrivato dalla Palestina in Italia nel 2004, quando aveva poco meno di 10 anni, per partecipare allo Zecchino d’Oro e, due anni dopo, vi si è stabilito definitivamente grazie alla solidarietà e all’affetto di una famiglia di Cassano delle Murge, in provincia di Bari. Da allora non ha mai smesso di cantare e ora sogna di rappresentare San Marino all’Eurovision nel segno della musica e della pace.

È la storia di Milad Fatouleh, 30enne palestinese che porterà alle semifinali del concorso sanmarinese la sua canzone “Humanity calls” – l’umanità chiama – con l’obiettivo dichiarato di partecipare all’Eurovision.

L’amore per la musica e l’incontro con una famiglia del Barese

«Realizzerei il mio sogno», confessa il 30enne. Quella per la musica è una passione che coltiva da bambino, da quando nel 2004, grazie a padre Ibrahim Faltas, che è tra l’altro vicario della custodia di Terra Santa e preside di tutte le scuole francescane, venne allo Zecchino d’Oro per rappresentare la Palestina con il brano “Una stella a Betlemme“.

Da allora la sua vita è cambiata. Qui, infatti, conobbe una famiglia del Barese con cui i suoi genitori, in particolare sua madre, legarono sin da subito. Nel 2006, durante la seconda Intifada, questa famiglia «fece l’impossibile» per farli arrivare in Italia a «vivere serenamente e in pace». E così, trovarono un lavoro ai suoi genitori e tutti si trasferirono.

«In stazione – ricorda Milad – venne tutta la famiglia a prenderci e ci portarono a Cassano dove avevano affittato per noi una casa con tutto il necessario per farci vivere dignitosamente. Era novembre. E il 27 dicembre, giorno del compleanno di mia madre, ci regalarono anche un’auto. È una storia che sembra un film». Oggi Milad, che ha anche la cittadinanza italiana, è sposato e ha una bambina di un anno e otto mesi. Lavora per un’agenzia di viaggi ma vuole far sentire la sua voce e quella del popolo palestinese «a quante più persone possibili».

Il messaggio all’umanità

Per questo canterà in inglese il suo «messaggio all’intera umanità per dire basta con le guerre: un messaggio per i diritti dei bambini e delle persone indifese che ci sono non solo a Beltlemme e a Gaza ma nel mondo intero. Siamo tutti umani – sottolinea – e tutti abbiamo il diritto di vivere in pace. Solo a Gaza ci sono più di 15mila bambini morti: non sono numeri, sono 15mila sogni infranti. I bambini sono il futuro. Abbiamo tutti gli stessi diritti, mai più muri ma ponti».

Milad «soffre» per la sua terra alla quale pensa sempre. «Mi manca», dice. E ricorda che «nel 2018 a Natale, a Betlemme, ha cantato in uno dei concerti che si facevano sempre» e ha «avuto l’onore di stringere la mano al Santo Padre».

Poi, sempre nel 2018, «ho cantato anche per il presidente della Palestina Mahmud Abbas» e «nel 2022, con un coro dei bimbi delle scuole francescane, ho cantato per Biden quando è arrivato a Betlemme in visita ufficiale».

Quanto alla proposta del nuovo presidente americano Trump, di trasferire altrove tutti i palestinesi che sono a Gaza, Milad risponde: «Non è la sua terra, non decide lui. È la persona più potente al mondo e dovrebbe essere un portatore di pace, ma con le sue parole ha alzato un altro muro».

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