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La carica di D’Errico «Voglio la serie A con il Bari»

A tu per tu con Andrea D’Errico, l’estroso centrocampista offensivo del Bari, tra i giocatori di maggior talento della squadra biancorossa. Il suo arrivo, dopo la lunga e intensa esperienza a Monza, dove è stato capitano, ha inaugurato la campagna di trasferimenti della sessione estiva di calciomercato. Il 29enne milanese si è legato con il…
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A tu per tu con Andrea D’Errico, l’estroso centrocampista offensivo del Bari, tra i giocatori di maggior talento della squadra biancorossa. Il suo arrivo, dopo la lunga e intensa esperienza a Monza, dove è stato capitano, ha inaugurato la campagna di trasferimenti della sessione estiva di calciomercato. Il 29enne milanese si è legato con il club del presidente Luigi De Laurentiis attraverso un contratto biennale, in scadenza a giugno 2023, con prolungamento automatico in caso di promozione in Serie B. Subito protagonista in campo, punto fermo dell’undici titolare. Finora 18 presenze in maglia biancorossa e due gol. Il momentaneo 2-2 messo a segno nella sfida casalinga con la Turris e il 2-0 su rigore procurato nell’ultima partita pre natalizia vinta con il Potenza. Andrea D’Errico è senza dubbio uno dei top player del Bari. Ma la sensazione, anche in virtù dell’andamento del girone di andata, è che il centrocampista abbia ancora moltissime cartucce da sparare. Dopo un periodo di appannamento, coinciso con tre panchine consecutive, in occasione delle gare con Catanzaro, Juve Stabia e Vibonese, è tornato in campo, ritrovando brillantezza, giocate e uno spirito che sembra quello giusto per centrare l’obiettivo promozione.

Riavvolgiamo il nastro fino all’8 luglio, giorno della firma con il Bari. D‘’’Errico fu il primo arrivo di mercato grazie ad una «deroga» della società chiesta da Polito, visto che la priorità in quel momento era cedere gli esuberi. E invece ecco il via libera per non lasciarsi scappare questa possibilità. Una bella responsabilità per lei?
«Sì, grandissima. Essendo stato il primo acquisto il direttore ha speso parole importanti per me. Lo ringrazio perché ha fatto di tutto per portarmi a Bari. Ha capito il momento. Ero un po’ in difficoltà, in uscita dal Monza. Polito ha saputo toccare le corde giuste, ed eccomi qua».
Come l’ha convinta Polito ad accettare Bari?
«Ha saputo stimolarmi proponendomi un progetto molto simile a quello che avevo terminato a Monza. Anche a Bari c’è voglia di arrivare in alto e sicuramente di andare via da questa categoria. E poi avevo voglia di rimettermi in gioco e dimostrare soprattutto a me stesso che posso dare ancora tanto».
D’Errico, un milanese al Sud: qual è il suo legame con questa terra?
«Mi trovo benissimo, tanto è vero che ho passato le vacanze di Natale in Puglia. Era successo anche in passato, durante le mie precedenti esperienze qui (Andria e Barletta, ndr). Poi qui a Bari si sta davvero bene. Ovviamente i risultati aiutano a stare meglio, ma è una città davvero bellissima».
La prima esperienza in Puglia ad Andria nel 2012 e un legame particolare con mister Vincenzo Cosco.
«Esatto. Era la mia prima esperienza fuori casa. Mi ha fatto veramente da padre: ho attraversato momenti di difficoltà e lui mi è stato molto vicino. Era una persona veramente eccezionale».
Qualche tempo fa anche lei ammise che non si fosse ancora visto il miglior D’Errico, e ora?
«Eheh (ride, ndr) ora siamo sulla buona strada. Credo di poter migliorare ancora. Sicuramente in fase realizzativa. Negli anni passati ho segnato tanti gol. Quindi è il primo punto su cui lavorare nel 2022. Ma ripeto, siamo sulla buona strada, eh».
Un Natale col botto, gol del 2-0 al Potenza, sorrisi e abbracci sotto la curva.
«Sì, è stato bellissimo. Mi mancava un po’ segnare, poi il gol è arrivato sotto Natale. Ma la cosa più importante è che la rete abbia permesso alla squadra di vincere e portare a casa i tre punti. Questo per me era fondamentale».
Dolce Natale, autunno invece un po’ «ingiallito» con quelle tre partite in panchina: parlando a cuore aperto, come piace alla gente del Sud, quanto le è servito quel periodo e come lo ha vissuto l’uomo D’Errico più che il calciatore?
«L’ho vissuto male: è il nostro lavoro, quando non si riesce a giocare si sta male. Ma quel periodo mi è servito per comprendere tante cose. Il mister mi ha fatto capire dove sbagliavo, permettendomi di fare un passo indietro e rimettermi in carreggiata. Ho lavorato tanto per riguadagnare il posto di titolare. Nel frattempo sono andati in campo giocatori altrettanto forti. Chi gioca quando qualcuno non sta bene ha comunque qualità».
Quello è stato il momento più difficile dell’esperienza finora a Bari?
«Sì e spero non ricapiti. Farò di tutto affinché non accada ancora».
Il più bello invece deve forse ancora arrivare?
«Assolutamente, e spero arrivi in primavera. E non penso al piano personale o ai gol. Per me conta di più la squadra».
Che rapporto ha con Mignani, solo un allenatore o c’è di più? Spesso l’ha pizzicata con le parole e poi lo ha fatto anche con i gesti, come fa un padre con il proprio figlio.
«Con lui il rapporto è buono e c’è stima reciproca. Lo stimo come allenatore e come persona, soprattutto. Lui mi vuol bene, penso. Da come ci parliamo sembra sia così. C’è un bene reciproco. In quel periodo (le tre panchine consecutive, ndr) non poteva farmi giocare perché non stavo benissimo fisicamente. E lui doveva proteggermi in qualche modo. Adesso lo ringrazio perché poi mi ha permesso di ritornare in campo. Posso dire quindi di avere un bel rapporto e spero continui così».
Qual è invece il legame con Polito?
«Il direttore mi bacchetta spesso (ride, ndr). Ma c’è un bellissimo rapporto anche con lui. Stima reciproca. È un professionista in gamba e credo farà tanta strada nel suo lavoro».
Due gol e quattro assist: dopo un andata di rodaggio girone di ritorno per ingranare la quinta anche per D’Errico?
«Sì, devo continuare così e fare qualche gol in più. Posso farli e, soprattutto, devo farli. Nel girone di ritorno i punti pesano di più e i miei gol potranno far bene anche alla squadra».
D’Errico tassello di un centrocampo solido e di qualità, vicino a Botta: quanto aiutano queste situazioni?
«Giocare con compagni forti è normale che aiuti. Sai che se vivi un momento di difficoltà durante la partita puoi contare su giocatori di qualità che possono darti una mano a uscirne con più tranquillità. Botta è uno di questi. Ma penso anche a Marras, Citro, ragazzi che stanno giocando meno, dalle qualità importanti. Penso di essere fortunato a giocare in una squadra così forte. Perché davvero posso imparare da tutti gli altri compagni».
Quali sono i suoi punti di riferimento nello spogliatoio?
«Vado d’accordo con tutti. Sono uno a cui piace ridere e scherzare con tutti».
Dove deve migliorare ancora il Bari per blindare il primo posto?
«Secondo me quando passiamo in vantaggio dobbiamo essere più cinici a chiudere le partite. Spesso abbiamo rischiato di perdere punti così. Perché le partite sono strane e basta un episodio per riaprirle. Credo che su questo aspetto si debbano concentrare i nostri sforzi, perché per il resto non vedo grosse difficoltà. Siamo una squadra che gioca bene a calcio, gira bene la palla e fa gol».
Bari ha consacrato tanti giocatori, determinanti nelle promozioni: crede davvero in questa possibilità per D’Errico?
«Non solo per me, ma per tutti noi è troppo importante vincere il campionato. Riportare il Bari in Serie B significherebbe tanto. E dal punto di vista personale vincere il torneo allungherebbe la mia carriera. Ma al di là di questo tutti abbiamo voglia di provare a fare questa scalata. È difficile. Ma possiamo farcela».
E perché no, conquistando a Bari proprio quella Serie A che le è sfuggita con il Monza?
«Eheh. È una cosa che mi fa ancora abbastanza male. Mi auguro di poter incontrare il Monza in Serie A. Lì ho vissuto i momenti più belli della mia carriera. Però qui a Bari mi sto trovando benissimo e sono contento della scelta che ho fatto a inizio anno. La rifarei altre volte».
Come Bernardeschi si può dire che anche D’Errico «rischi spesso la giocata»?
«Eheh, a me piace rischiare la giocata, anche se il mister tante volte non è molto contento di questo (ride, ndr). Lo faccio perché comunque è la giocata che spezza l’equilibro di una partita. Noi abbiamo la fortuna di avere tanti giocatori che possono risolvere la partita con una giocata. Piace provarla anche a me».
Se dovesse prendere al Fantacalcio qualche giocatore del Bari, su chi punterebbe?
«Ehh, bella domanda. Dire Antenucci sarebbe scontato. Non faccio altri nomi perché non voglio fare torto a nessuno. Sono tutti bravi ragazzi e giocatori forti. Ma in attacco prenderei senz’altro Mirco, così porterei a casa tanti bonus».
Se le capitasse di intervistare D’Errico cosa gli chiederebbe?
«Non è facile rispondere a questa domanda. Non lo so. Forse gli domanderei “qual è il suo sogno nel cassetto”».
E la risposta quale sarebbe?
«Beh, ora sono a Bari e spero di restare qui il più a lungo possibile. Il mio sogno è ripetere quello che ho fatto a Monza e migliorarlo. Provando quindi a salire nella massima categoria dove non ho mai giocato».
Se invece fosse a tu per tu con d’Errico, magari al tavolo davanti a una birra, come si fa con un caro amico, che consiglio gli darebbe?
«Di essere meno permaloso e di lasciar perder tante cose in campo, magari situazioni che non mi vanno bene e che però non posso spiegare qui. Devo lasciar correre un po’ più di cose, ma fa parte del mio carattere».
Pregi e difetti di questa terra?
«Partiamo dai difetti».
Dica pure.
«Non penso di aver mai trovato così tanto traffico e difficoltà nel parcheggiare. In tutte le zone non si trova posto».
Passando ai pregi?
«Il clima innanzitutto. Poi la gente è veramente generosa, solare. Provengo da una realtà al Nord totalmente diversa. Qui in Puglia ci sono posti bellissimi. Li sto scoprendo piano piano nel tempo libero. È una terra straordinaria».
Così bella da visitarla anche a Natale: dove è stato durante le feste?
«Ho fatto un tour tra Alberobello, Locorotondo, Ostuni, Martina Franca e Polignano».
“Catturato” a tavola dal polpo…
«Esatto, è stato il nostro pranzo della vigilia di Natale. Qui sto riscoprendo il pesce, perché a Milano ne mangiavo davvero poco. Ora mangio solo pesce praticamente».
Bari viene considerata la “capitale” del crudo di mare.
«Sì, è una roba incredibile. Giuro a Milano non lo mangiavo mai. Ero più orientato sulla carne, mentre qui solo pesce invece. La mia ragazza ancora non ci sta credendo perché “su” non lo toccavo mai…».

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