Dall’esplosione di entusiasmo pre-derby con il Foggia alla frustrazione post Francavilla. Dalla sfrenata corsa al biglietto, tra selfie “presidenziali” e cornetti di benvenuto ai botteghini, alla rabbia e alla delusione. Dai 20mila da record del San Nicola alle invettive e agli insulti, con la minaccia di disertare lo Stadio: è l’effetto del primo, pesante, quanto inatteso ko in campionato del Bari incassato domenica scorsa nel derby contro i millennials della Virtus, con i brindisini orfani di ben sette titolari e infarciti di over 2000. Un 3-0 secco, inappellabile sul piano del risultato, ma anche della prestazione, che ha scatenato una durissima reazione dei tifosi. Tutto nel giro di soli quattro giorni. Tanto è bastato per far ripiombare una parte della “piazza” nei fantasmi e nelle paure del recente passato, quasi dimenticando e mettendo da parte il cammino, a tratti perfetto, del Bari nelle prime nove partite del torneo, percorso che ha consentito di guadagnare meritatamente la testa della classifica.
Nel mirino dell’opinione pubblica biancorossa la prova degli uomini di Mignani, surclassati dai padroni di casa per larghi tratti del match e mai in partita. “La sconfitta ci può stare, ma non così; vedere gli avversari avere fame, cattiveria, correre il doppio e vincere tutti i contrasti è una cosa che non doveva accadere”, ha ammesso il tecnico del Bari a fine gara, assumendosi la responsabilità del sorprendente tracollo. Parole a cui hanno fatto eco quelle di Terranova, tra i nuovi leader dei galletti. Anche il centrale difensivo ha ascritto la sconfitta “all’approccio sbagliato” e ad un Bari povero di fame e cattiveria agonistica rispetto all’avversario: “Senza queste caratteristiche non si va da nessuna parte”, ha tuonato l’esperto difensore, ricordando che “il solo blasone non sia sufficiente per vincere le partite in C”.
Il tema in effetti, a sentire i protagonisti, pare essere quello fin troppo inflazionato nella passata stagione, quando i biancorossi collezionavano figuracce su figuracce, da Teramo a Foggia, passando per Torre del Greco, Catanzaro e Avellino, giusto per citarne alcune. Senza contare i numerosi ko interni o le vittorie stentate, come avvenuto a Bisceglie. Ricordi sbiaditi, è vero, ma ancora nella mente di una parte della tifoseria e purtroppo evocati dalla prestazione del nuovo Bari di Mignani alla Nuovarredo arena di Francavilla. Sintomo di una piazza sempre troppo umorale e a tratti “schizofrenica” nelle reazioni. Nel bene e nel male. Sotto accusa, in particolare, capitan Di Cesare, messo ko in occasione della rete di Caporale e poi costretto al cambio per un infortunio al ginocchio, e Antenucci. Non a caso due dei superstiti del disastroso Bari 2020-2021.
Tra le note dolenti stigmatizzate, le topiche difensive, la sterilità offensiva e un centrocampo alle prese con una fase di appannamento nelle ultime uscite. L’obiettivo adesso è archiviare senza indugi Francavilla e reagire: “Le grandi squadre si vedono nei momenti di difficoltà, voltiamo pagina e ripartiamo subito a partire da sabato prossimo”, il monito sia dell’allenatore che di Terranova, in vista dello scontro diretto contro il Catanzaro, in programma sabato al San Nicola. Un appello che sa anche di invito a tutto l’ambiente di mantenere la calma. Un principio che può anche essere mutuato nei confronti della tifoseria: se è vero che il Bari debba dimostrare di essere una grande squadra sul campo, è altrettanto vero che la “grande piazza” debba fare uno sforzo per saper reagire con maggiore equilibrio e maturità ai momenti difficili. Per il bene di tutti. E perché la storia di questo campionato appare profondamente diversa rispetto al passato, dal punto di vista della gestione tecnico-societaria e della qualità della rosa. Calma dunque, con l’auspicio che la sfida contro il Catanzaro possa suffragare la tesi dell’incidente di percorso e permettere di ritrovare il passo della capolista.