Sanità, pioggia di milioni ai privati ma le liste d’attesa in Puglia non si riducono

Dove sono finiti i fondi statali per ridurre la liste d’attesa sanitarie in Puglia? Come mai invece di accorciarsi si allungano le file davanti ai Cup? Questi i quesiti rivolti dall’area Schlein del gruppo regionale del Pd ai vertici della sanità locale e ai manager delle Asl di Bari, Bat, Taranto, Brindisi e Lecce.

A chiedere l’audizione, nello specifico, i consiglieri regionali Debora Ciliento, Lucia Parchitelli, Pierluigi Lopalco, Enzo Di Gregorio e Michele Mazzarano che hanno denunciato anche le falle enormi del sistema sanitario nella presa in carico dei pazienti e nella gestione delle agende dedicate. Ne è emerso che, nonostante gli sforzi in atto in tutte le Asl, appare difficile ridurre le liste, per lo più – come riconosciuto anche dal direttore del Dipartimento Promozione della Salute, Vito Montanaro – per la difficoltà nel limitare prescrizioni inappropriate. In merito al resoconto economico della spesa (circa 32 milioni di euro erogati dalla Giunta regionale sulla base di due diversi provvedimenti) il capo Dipartimento Montanaro ha chiarito che la somma impiegata è stata di circa 25,5 milioni di euro; 18 sono stati girati agli ospedali ecclesiastici Miulli, Panico di Tricase e Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, mentre altri 19 sono stati distribuiti alle cliniche private accreditate, in gran parte colossi sanitari nazionali presenti in Puglia.

«Questo – ha spiegato sempre Montanaro – perché il pubblico, data la permanenza di gravi carenze di personale, non avrebbe potuto farsi carico delle prestazioni aggiuntive richieste per recuperare il ritardo delle prestazioni dovuto alla emergenza Covid». Montanaro s’è impegnato a consegnare ai componenti della Commissione una sintetica relazione tecnica sulla distribuzione dei fondi e sui criteri di assegnazione.

La spiegazione, però, non ha soddisfatto nessuno. E infatti il consigliere regionale Fabiano Amati ha commentato: «Non ci voleva un mago per prevedere l’utilizzo dei 30 milioni di risorse messe a disposizione del recupero delle liste d’attesa: sono state interamente assegnate al privato convenzionato, senza risolvere il problema delle liste d’attesa, così come risulta da tutti i dati disponibili e anche dalle dichiarazioni in Commissione dei rappresentanti delle Asl. Serve al più presto la riproposizione della nostra proposta di legge, magari sottoscritta dagli altri gruppi politici, perché i problemi organizzativi non si risolvono aumentando le risorse, così come finalmente hanno colto anche molti colleghi sino a qualche tempo fa ostili alle nostre idee e proposte».

Durissimo anche le critiche dei richiedenti a nome dei quali s’è espresso Pierluigi Lopalco, ex assessore regionale alla Sanità. «Il problema – ha detto – non è nel merito, ovvero i fondi messi a disposizione per lo scorrimento delle liste, ma nel metodo, perché senza una corretta gestione si rischia di sprecare soldi dei cittadini. Serve un’azione di sistema che, partendo da un’analisi dei dati e della domanda impropria che va a ingolfare le liste d’attesa, dia delle risposte mirate». Rispetto poi all’assenza di dati da parte di Aress, Lopalco ha chiosato: «Se un’agenzia regionale strategica non analizza i dati, la domanda e i bisogni di salute, chi deve dare indicazioni strategiche?».

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