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Lecce, servizi di emergenza sottorganico

Medici, infermieri e autisti del 118 costituiscono il primo contatto, il filtro con i positivi al Covid già accertati, con quelli sospetti e, infine, con coloro che neppure sanno ancora di esserlo. «Siamo in prima linea, poiché il personale delle guardie mediche o gli stessi medici di famiglia non si recano a casa dei cittadini»…
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Medici, infermieri e autisti del 118 costituiscono il primo contatto, il filtro con i positivi al Covid già accertati, con quelli sospetti e, infine, con coloro che neppure sanno ancora di esserlo. «Siamo in prima linea, poiché il personale delle guardie mediche o gli stessi medici di famiglia non si recano a casa dei cittadini» racconta uno dei medici in convenzione con il 118.

Gli operatori della task-force salentina dovrebbero essere, di norma 80\85 medici su tutto il territorio provinciale e ne sono meno della metà. Questo comporta ritardi, corse in ambulanza e una penalizzazione non indifferente del paziente.
Floriano Polimeno, segretario provinciale funzione pubblica di Cgil Legge si dice preoccupato per il quadro salentino. Il comparto del 118 è sottorganico di 40 medici, 20 infermieri e 20 operatori socio sanitari. Questi i numeri che garantirebbero il funzionamento delle postazioni 118 in condizioni che non tengono conto della pandemia.
Dopo ogni intervento effettuato per Covid, i mezzi sanitari devono essere sanificati o a Lecce, o a Galatina. Oltre alle telefonate da gestire, l’equipe del 118 sulle ambulanze si ritrova anche a dover provvedere a raggiungere i luoghi dell’igienizzazione. Un ulteriore problema è dato dall’incremento dei contagi. Diversi dipendenti del 118 sono stati contagiati e costretti a casa fino alla negativizzazione del tampone. Quindi, oltre alla carenza del personale, si è assistito a un ulteriore calo delle unità disponibili.
Polimeno mette in luce come la carenza di personale sia data anche dal fatto che numerosi medici formati per anni nel territorio leccese siano stati “costretti” a migrare in l’Abruzzo, poiché la Regione ha offerto loro contratti ospedalieri.

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