«L’inopportuno stillicidio di dichiarazioni, con continue pretese al rialzo, non solo ha l’amaro sapore della provocazione ma, soprattutto, non favorisce quel clima di distensione che pur avevo fortemente auspicato nei giorni scorsi». Ha i toni accesi la lettera che il sindaco Antonio Decaro scrive agli eredi Messeni Nemagna, proprietari del teatro Petruzzelli di Bari, dopo le ultime dichiarazioni da loro stessi diffuse nelle ultime settimane.
Il primo cittadino ricorda come già all’indomani delle due sentenze che, di fatto restituiscono il teatro ai proprietari, «avendo a cuore la tutela della fruibilità pubblica di uno dei beni culturali più rilevanti di Bari – scrive – ho immediatamente proposto l’avvio di un confronto sereno e costruttivo tra le parti». Decaro spiega anche di aver raccomandato agli avvocati del Comune, all’indomani della pronuncia dei giudici, di «evitare di rilasciare interviste o dichiarazioni, anche sui numerosi aspetti tecnici delle due sentenze che rimangono controversi e, a mio modo di vedere, penalizzanti per le amministrazioni pubbliche». Stessa cosa, fa notare il sindaco, non sarebbe stata fatta dall’altra parte: «Purtroppo devo constatare che tale atteggiamento, prudente e rispettoso, non ha dato i suoi frutti» e ritiene che «iniziative, dichiarazioni, richieste e valutazioni, tutte rigorosamente a mezzo stampa – da parte della famiglia Messeni Nemagna – rappresentano delle vere e proprie provocazioni».
Per Decaro, «nessun amministratore pubblico che abbia a cuore l’interesse della propria comunità può permettere che vengano unilateralmente poste delle condizioni per avviare un confronto, specie se le condizioni sono la cancellazione di ciò che è stato stabilito dai giudici». Il Petruzzelli «oggi non sarebbe un punto di riferimento nazionale e internazionale – precisa – se la Fondazione, sostenuta da risorse pubbliche, non avesse rifondato l’identità culturale del teatro». Conclude il sindaco: «La considerazione obiettiva di tali circostanze avrebbe dovuto consigliare maggiore prudenza ed evitare inutili prove muscolari che, inevitabilmente, condizionano lo spirito della mia proposta».
«Con rammarico, credetemi, devo constatare che sono venute meno le condizioni che mi avevano spinto a chiedervi un incontro», conclude Decaro: «Mi spiace molto perché avevo creduto vivamente in una nuova prospettiva».