«Credo nella magistratura e nel servizio che rende ogni giorno al Paese e a tutela dei cittadini. Credo, non meno, nella presunzione di non colpevolezza consacrato dalla Costituzione non solo in mio favore, ma nei confronti di chiunque venga chiamato ad esercitare il sacrosanto diritto di difesa». Con queste parole l’assessore regionale Gianni Stea ha commentato la notizia del suo coinvolgimento nell’inchiesta giudiziaria nella quale, insieme ad altre persone, è indagato per aver promesso incarichi al fine di convincere i rappresentanti di un’azienda di Noci a ritirare la denuncia nei confronti del funzionario regionale Daniele Sgaramella, indagato a sua volta per falso materiale e per soppressione, distruzione e occultamento di atti.
Stea – che in una nota ha dichiarato «Credo che i processi si debbano discutere solo nelle sedi giudiziarie ma non posso tener conto che un giudizio sommario si è già instaurato nel contesto mediatico» – afferma la sua «piena estraneità alla vicenda», rendendosi disponibile ad essere ascoltato dai giudici «per illustrare con la massima serenità la mia versione dei fatti».
Insieme all’assessore, accusato di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità, sono indagati, in concorso, anche Elio Sannicandro, direttore generale dell’Agenzia strategica per lo sviluppo del territorio della Regione, e l’avvocato penalista Salvatore Campanelli, consulente amministrativo e legale nominato per il supporto al responsabile unico del procedimento per il Fondo di progettazione per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Secondo l’accusa Stea, all’epoca dei fatti assessore all’Ambiente, avrebbe preso parte ad un incontro nel quale sarebbero state fatte pressioni nei confronti dei rappresentanti dell’azienda di Noci (la Arevà Ingegneria) affinché fosse ritirata la denuncia nei confronti di Sgaramella e affinché alcune controversie in atto fossero risolte «in sede stragiudiziale». Per convincere gli interlocutori, sarebbero state offerte «garanzie per il futuro conferimento di incarichi di progettazione negli appalti indetti dal Commissario straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico».
Stea, che pure ha ammesso di aver preso parte all’incontro avvenuto nel suo ufficio a giugno 2019, ha affermato di non sapere nulla della controversia prima di allora e di non avere «interesse a conoscere perché di interesse di altro Assessorato». «Nel corso del confronto – chiarisce l’indagato – sono emerse divergenze che non ero in grado di valutare e giudicare perché sino a quel momento a me ignote. L’unico mio interesse era quello che l’incontro terminasse al più presto in quanto dovevo ricevere altra gente presente in sala d’attesa» replica Stea, accusato dai pm di essere intervenuto «più volte per esortare tutti i presenti a risolvere il tutto al più presto».
Secondo la sua versione, l’assessore avrebbe sollecitato «entrambe le parti (e non una sola) a trovare una soluzione al loro conflitto, peraltro nel pieno rispetto della legalità». Stea, difeso dall’avvocato Alessio Carlucci, chiederà agli inquirenti di essere ascoltato nel più breve tempo possibile per chiarire la sua posizione.