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«Sostienimi alle elezioni. Così entrerai in squadra»

“Un gruppo occulto, che gestisce all’interno della Regione Puglia l’attribuzione degli appalti e i relativi pagamenti”. La denuncia dell’Arevà Ingegneria srl contro l’assessore Giovanni Stea, il direttore dell’Asset Puglia, (l’Agenzia strategica per lo sviluppo ecosostenibile del territori istituita nel 2017), in qualità di soggetto attuatore per il Commissario straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico…
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“Un gruppo occulto, che gestisce all’interno della Regione Puglia l’attribuzione degli appalti e i relativi pagamenti”. La denuncia dell’Arevà Ingegneria srl contro l’assessore Giovanni Stea, il direttore dell’Asset Puglia, (l’Agenzia strategica per lo sviluppo ecosostenibile del territori istituita nel 2017), in qualità di soggetto attuatore per il Commissario straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione Puglia, Elio Sannicandro, l’avvocato penalista Salvatore Campanelli e il funzionario Daniele Sgaramella, è tutta in questa definizione.

I primi tre nei giorni scorsi hanno ricevuto un avviso di conclusione delle indagini con l’accusa di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità. Il quarto è indagato per soppressione, distruzione e occultamento di atti. Nel 2019, quando Stea era assessore pugliese all’Ambiente, il 25 giugno avrebbe tentato di convincere i referenti della Arevà Ingegneria srl, la ditta di Noci che si occupava della direzione lavori e della sicurezza negli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico nei comuni di Grumo Appula e Corato, a risolvere controversie in corso con la Regione in sede stragiudiziale e a ritirare una denuncia contro Sgaramella, garantendo successivi incarichi.
Ma, come emerge dalle migliaia di pagine dell’inchiesta, coordinata dai pm Claudio Pinto e Savina Toscani, non è l’unica. Contro il gruppo e, in particolare contro Campanelli, in qualità di consulente amministrativo e legale per il supporto al Rup per il Fondo di progettazione per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, e Sannicandro, erano arrivate sui tavoli degli investigatori, altre denunce. Una riguardava un’altra azienda che nel 2018 aveva partecipato ai 60 bandi di gara indetti dalla Regione Puglia per la mitigazione del rischio idrogeologico in tutto il territorio pugliese, la Igep srl dei fratelli Guadagnuolo di Bari.
A gennaio 2019, dunque cinque mesi prima che si verificasse l’episodio contestato, l’ingegner Manlio Guadagnuolo (ex commissario dell’autorità portuale) sarebbe stato contattato con una telefonata whattsapp dal penalista, che gli avrebbe chiesto di vedersi. All’incontro, nei pressi dell’hotel Palace, l’avvocato gli avrebbe detto di sapere della sua partecipazione ai bandi e di avere contezza del fatto che la srl avesse tutti i requisiti per l’aggiudicazione di due appalti, come prevede la legge.
Lui glieli avrebbe potuti garantire, si legge nella denuncia, se avesse contribuito finanziariamente alla sua campagna elettorale (era candidato con la lista “Decaro per Bari”). Il sostegno gli avrebbe permesso anche di «fare squadra» per l’avvio di una futura collaborazione, nel senso che anche in futuro avrebbe potuto aggiudicarsi altri bandi. La risposta negativa di Guadagnuolo all’offerta di “collaborazione” avrebbe avuto come conseguenza, a marzo, di non aggiudicarsi alcun appalto.
E ancora, due mesi dopo, a maggio 2019 sulla scrivania dell’allora procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno, arriva un’altra denuncia in forma anonima. Nell’esposto si parla ancora una volta di quei bandi, di “presunti illeciti penali nell’assegnazione degli appalti gestiti dall’ufficio del Commissario straordinario delegato per l’attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico in Puglia”. Fatti e circostanze, raccontati nella lettera anonima erano gli stessi nella sostanza dell’altra, circostanziata denuncia.
Le indagini, dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria del Comando provinciale di Bari, spaziano su numerosi fronti e si basano sia su una voluminosa documentazione che sulle intercettazioni telefoniche e ambientali. Secondo l’ipotesi accusatoria, in quella presunta gestione illecita sarebbero stati trattati molti appalti, da nord a sud della Puglia.

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