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Scure sull’agroalimentare, perdite per 31 milioni con i dazi di Trump

Con il ritorno dello spettro dei dazi imposti dagli Stati Uniti, il settore agroalimentare pugliese rischia un duro colpo. I numeri parlano chiaro: già nel 2023, le esportazioni della regione verso gli Usa hanno subito un drastico ridimensionamento in alcune categorie chiave, riflettendo le difficoltà di un mercato che potrebbe diventare ancora più ostile con…
Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 01-07-2020 Roma, Italia Cronaca Centro Agroalimentare di Roma (CAR) Nella foto: il mercato ortofrutta nel Centro Agroalimentare di Roma (CAR), il più grande mercato all\'ingrosso d\'Italia.Photo Mauro Scrobogna /LaPresse July 01, 2020  Rome, Italy News Agri-Food Center of Rome (CAR) In the picture: the fruit and vegetable market in the Agri-Food Center of Rome (CAR), the largest wholesale market in Italy

Con il ritorno dello spettro dei dazi imposti dagli Stati Uniti, il settore agroalimentare pugliese rischia un duro colpo. I numeri parlano chiaro: già nel 2023, le esportazioni della regione verso gli Usa hanno subito un drastico ridimensionamento in alcune categorie chiave, riflettendo le difficoltà di un mercato che potrebbe diventare ancora più ostile con le politiche protezionistiche del presidente Donald Trump.

«L’impatto dei dazi si trasmetterà lungo le filiere, con effetti negativi per tutti – dice Davide Stasi, responsabile degli studi dell’Osservatorio economico Aforisma – un’azienda che vede ridursi le proprie vendite negli Stati Uniti taglia anche gli acquisti di beni interni dai propri fornitori, sia domestici che esteri».

La prospettiva

Secondo i dati dell’interscambio commerciale tra la Puglia e gli Stati Uniti, il comparto dei prodotti di colture permanenti, che include olio d’oliva e vino, ha visto una drastica riduzione dell’export.

Nel 2021 le esportazioni di questo settore ammontavano a circa 881.131 euro, cresciute nel 2022 fino a 1.665.747 euro, per poi crollare nel 2023 a soli 443.222 euro. Un calo superiore al 73%, che mette in luce le difficoltà degli operatori del settore.

Situazione simile per i prodotti di colture agricole non permanenti, che hanno visto le esportazioni ridursi da 516.771 euro nel 2022 a 292.757 euro nel 2023. Un trend negativo che potrebbe aggravarsi ulteriormente con l’inasprimento delle politiche doganali. Uno scenario che metterebbe così seriamente a rischio le esportazioni pugliesi verso gli Stati Uniti, che rappresentano un mercato fondamentale per settori come l’olio extravergine d’oliva e il vino.

«Con l’introduzione di nuovi dazi – spiega Stasi – il destinatario della merce dovrà pagare di più, rendendo l’acquisto più costoso. E se l’acquisto è, dunque, meno conveniente, il destinatario potrebbe decidere di ridurre le quantità o di non farlo proprio. La Puglia vedrà allora diminuire la quantità di merce esportata verso gli Stati Uniti. L’introduzione di barriere commerciali è sempre un gioco a somma negativa, in cui tutti i partecipanti perdono».

La perdita economica

L’imposizione di un dazio del 25% sulle esportazioni agroalimentari negli Stati Uniti, numeri alla mano, si tradurrebbe in una perdita per le imprese pugliesi di circa 31,8 milioni di euro. Oltre a un aumento dei prezzi per i consumatori americani fino a 2 miliardi di euro, con un conseguente calo delle vendite.

Un copione già visto durante il primo mandato di Trump, quando misure simili avevano colpito duramente il settore. Lo scenario preoccupa in particolare la Puglia. Dalla regione ogni anno partono oltre 50mila chilogrammi di prodotti alimentari diretti oltreoceano. Se le nuove tariffe verranno confermate, il mercato statunitense rischia di diventare meno accessibile per le eccellenze del Made in Italy, spingendo i produttori a cercare mercati alternativi.

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