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Rincari e tassa d’imbarco, la Puglia dice no a Roma: «Un balzello mascherato»

A breve potrebbe arrivare una nuova tassa che andrà a colpire i passeggeri di aerei e navi: un balzello sul diritto di imbarco delle persone in partenza dagli aeroporti e dai porti italiani. Nelle intenzioni del governo questo tributo punterebbe a rafforzare le risorse a disposizione degli enti locali, sfruttando una leva fiscale legata alla…
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A breve potrebbe arrivare una nuova tassa che andrà a colpire i passeggeri di aerei e navi: un balzello sul diritto di imbarco delle persone in partenza dagli aeroporti e dai porti italiani. Nelle intenzioni del governo questo tributo punterebbe a rafforzare le risorse a disposizione degli enti locali, sfruttando una leva fiscale legata alla mobilità e al turismo. La misura, parte integrante della più ampia riforma fiscale avviata dal Mef, è frutto di un confronto tra il Ministero dell’Economia, l’Agenzia delle Entrate, l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e l’Upi (Unione delle Province d’Italia).

Tuttavia non sono mancate le polemiche su diversi fronti, a cominciare dalle associazioni di categoria che non sono state coinvolte nel processo decisionale e i comuni che non hanno potuto visionare con abbastanza anticipo la bozza di decreto. Nello specifico, il decreto che la prossima settimana sarà al vaglio del Consiglio dei ministri, dà facoltà alle città metropolitane di istituire un’addizionale sui diritti di imbarco e sbarco, applicabile a ogni passeggero che parta da un porto o aeroporto situato nel proprio territorio. La tassa sarà riscossa direttamente dalle compagnie aeree o marittime e inclusa nel costo del biglietto. L’importo potrà variare da un minimo di un euro fino a un massimo di due.

Le proteste

«Colpire ancora una volta la mobilità e il turismo attraverso la leva fiscale è una scelta miope, soprattutto in un momento in cui i costi degli spostamenti sono già in costante aumento». Non ha dubbi Massimo Salomone, coordinatore turismo Confindustria Puglia e presidente sezione turismo Confindustria Bari e Bat. «Pur comprendendo Pur comprendendo le finalità dichiarate dal governo, ovvero il rafforzamento delle risorse a disposizione degli enti locali, riteniamo che questa misura rischia di avere un impatto negativo sulla competitività delle nostre destinazioni turistiche, compromettendo la ripresa del settore e scoraggiando i flussi turistici, sia nazionali che internazionali. Noi persistiamo nel nostro dissenso ad un ulteriore aggravio per turisti e operatori».

Dello stesso parere anche il presidente di Aeroporti di Puglia Antonio Vasile che specifica: «Quello che serve in questo momento agli aeroporti sono gli investimenti, dato che siamo anche rimasti fuori dai finanziamenti del Pnrr, non ulteriori tasse – spiega – Anche perché al momento la tassa di imbarco già esiste, tranne che in alcune regioni che hanno deciso di toglierla come il Friuli Venezia Giulia, facendosene carico».

Le prospettive

Come l’associazione di categoria nazionale Assoaeroporti, già intervenuta sulla questione, anche il numero uno di Aeroporti di Puglia è assolutamente contrario. «Gli aeroporti hanno bisogno di investimenti e una particolare attenzione per il loro sviluppo infrastrutturale, con questa nuova tassa invece si continuerebbe a “prendere” dalle infrastrutture, come se fosse una ulteriore tassa di soggiorno. Senza contare poi che, nonostante gli annunci del governo di voler spostare le risorse per darle agli enti locali – conclude Vasile – posso assicurare che gli importi che vengono poi corrisposti agli enti locali sono davvero una minima parte. E le associazioni di categoria non sono state contemplate».

Nonostante sia prevista, sempre nel decreto in via di discussione, la previsione di abrogazione delle attuali addizionali aeroportuali e portuali, le associazioni di categoria come Confindustria non credono che la norma sia scritta con criterio.

«Accogliamo con moderata soddisfazione, seppur a titolo di parziale compensazione, la previsione di abrogazione delle attuali addizionali aeroportuali e portuali – aggiunge Massimo Salomone – Resta tuttavia il principio che non possiamo continuare a considerare il turismo come un settore da spremere, anziché da valorizzare. Va inoltre evidenziato che l’imposta, sebbene non visibile sui titoli di viaggio, verrà comunque a gravare direttamente sui passeggeri, essendo riscossa dalle compagnie e inclusa nel prezzo finale del biglietto. Ribadiamo la necessità di politiche che incentivino la mobilità e la crescita, anziché ostacolarle con gabelle e balzelli. Servono politiche di sviluppo, non nuove tasse mascherate».

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