«È troppo accentratore. Per questo Lopalco e Bray si sono dimessi». Renato Perrini, consigliere regionale di Fratelli d’Italia e presidente della commissione antimafia di via Gentile, non le manda a dire a Michele Emiliano. La mancata chiusura del rimpasto prima di volare a Roma per partecipare al voto del presidente della Repubblica ha lasciato l’amaro in bocca nella maggioranza. Una occasione troppo ghiotta per chi è all’opposizione.
Consigliere, iniziamo da Foggia. Lei è presidente della commissione regionale antimafia. Perché lo Stato è così debole su quel territorio?
«Perché la giustizia pugliese non ha il personale per affrontare a fondo i problemi. La provincia di Foggia ha un tribunale. Il Molise ha lo stesso numero di abitanti ma ne ha tre. È un problema che non evidenzio solo io».
A Roma lo sanno?
«Il problema dell’organico è emerso anche a ottobre quando in commissione abbiamo ascoltato i procuratori pugliesi. In Consiglio, poi, abbiamo approvato una mozione in cui chiediamo al governo più attenzione. In occasione del Consiglio monotematico che terremo a Foggia con la ministra Lamorgese lo ribadiremo nuovamente. In queste condizioni è difficile fare prevenzione».
Ora arrivano anche i fondi del Piano nazionale di rinascita e resilienza.
«Bisognerà vigilare ulteriormente affinché non finiscano nelle mani sbagliate».
Michele Emiliano è a Roma insieme a Loredana Capone e Giannicola De Leonardis per partecipare all’elezione del capo dello Stato. La giunta è rimasta incompleta. Che idea si è fatto?
«La domanda da porsi è perché i due assessori più importanti, Massimo Bray e Pier Luigi Lopalco, si sono dimessi».
Secondo lei?
«Perché Emiliano è troppo accentratore. Da sei anni deve passare tutto da lui. Basta vedere come ha gestito finora i temi più importanti per il territorio».
Ad esempio?
«La sanità. Gli ospedali sono in grave difficoltà. Mancano medici e infermieri e a Taranto i lavori per il nuovo ospedale sono in ritardo».
Non termineranno entro l’anno?
«Mancano ancora 7-8 mesi per il completamento dei lavori edili. Il problema più serio, però, riguarda l’acquisto delle attrezzature. Si tratta di 150 milioni di euro. Un appalto così richiederà almeno tre anni. Altro che inaugurazione».
Restando a Taranto, fonti romane vorrebbero che il candidato a sindaco del centro destra sia espressione di Fratelli d’Italia. C’è chi sostiene possa essere proprio lei.
«No, il mio compito è solo quello di lavorare affinché si raggiunga una intesa che tenga unita la coalizione, insieme al coordinatore cittadino Pietro Pastore. Per il resto credo che non si deciderà nulla prima dell’elezione del capo dello Stato. I partiti sono concentrati solo su questo importante appuntamento. Dopo l’elezione del nuovo presidente mi aspetto che il candidato sindaco venga individuato entro quindici giorni».
Potrebbe essere Egidio Albanese l’uomo giusto per tenere insieme il centrodestra?
«Anche al nostro interno abbiamo diverse personalità all’altezza. Lui viene dalla società civile. A me piace molto l’idea di allargare i partiti ai territori. Prima di parlare dei nomi, però, mi aspetto una seria discussione sulla visione futura della città».