Martedì il Partito democratico si confronterà in segreteria regionale sull’esito del voto del 23 e 24 novembre. Sul tavolo, oltre alla discussione politica, non potrà non trovare spazio la questione degli incarichi nel prossimo esecutivo che il presidente eletto della Regione, Antonio Decaro, sta mettendo a punto.
Tra tutte le problematiche aperte, una delle più spinose riguarda il neo consigliere Domenico De Santis che da due anni e mezzo ricopre il ruolo di segretario regionale del Pd. Secondo alcune interpretazioni il ruolo di leader di partito non gli consentirebbe di ricoprire la carica di capogruppo nell’aula di via Gentile. Tuttavia, è da escludere, al momento, che, anche in virtù di dinamiche nazionali, si aprano discussioni interne per un eventuale turn over in via Re David, atteso che alle porte c’è la campagna per il referendum sulla giustizia e così come sta avvenendo sul piano nazionale è preferibile non aprire discussioni interne in questo momento.
Per quanto riguarda la delegazione che incontrerà Decaro dopo la proclamazione degli eletti per mettere a punto il governo territoriale, dopodomani potrebbe esserci un’indicazione. Mentre per le richieste che verranno avanzate al presidente, i dem potrebbero chiedere cinque assessorati più la presidenza del consiglio o, in subordine, la vicepresidenza della giunta, con l’impegno a indicare almeno tre donne se le postazioni dovessero essere sei. Tuttavia, con ogni probabilità, è plausibile che non tutti i desiderata vengano accolti: compresa l’ambizione degli assessori uscenti che potrebbero trovarsi di fronte a un no secco da parte di Decaro, proprio per dare l’idea di un esecutivo che non sia per nulla un’estensione di quello precedente. D’altronde, il no al presidente uscente, Michele Emiliano, alla sua candidatura come consigliere regionale è stato motivato proprio con questa ragione. Infine, si potrebbe discutere di prospettive, a partire appunto dalla campagna referendaria, ma anche con uno sguardo più ampio diretto alle elezioni politiche del 2027.
«Abbiamo avuto un ottimo risultato alle regionali, ma c’è stato un astensionismo enorme – annota un dirigente di primo piano del Pd – che non è solo composto da quanti non vanno a votare per distacco dalla politica. C’è anche un’astensione populista che deve far paura perché è una parte di elettorato che potrebbe mobilitarsi all’improvviso. La dimostrazione di ciò è data dal crollo del consenso al Movimento 5Stelle». Infine, potrà trovare spazio nella discussione tra i dirigenti dem l’inevitabile bipolarismo, o meglio bipartitismo che in anche in Puglia caratterizza ormai i rapporti di forza: «E’ evidente che Pd da una parte e Fratelli d’Italia dall’altra sono i due partiti che reggono le rispettive coalizioni e come azionisti di maggioranza – spiega sempre uno dei leader del Pd – hanno in carico i destini dei due raggruppamenti. Consolidare questa leadership, almeno per quanto riguarda il Pd, deve essere un imperativo. Non per una vocazione maggioritaria a prescindere, ma soprattutto, appunto, per mitigare eventuali eccessi che potrebbero giungere da altre forze politiche della coalizione».
Così, con questa discussione che potrebbe avere anche altri spunti nel corso del dibattito, si apre una nuova fase per la politica regionale e cioè quella di incamminarsi da un lato verso la normalizzazione territoriale dopo le vivaci settimane di campagna elettorale e dall’altro riportare il Pd di Puglia a quel ruolo importante a livello nazionale, atteso proprio il risultato di due settimane fa dove si è confermato come una delle più solide realtà regionali.
