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Regione Puglia, Decaro: «Consiglieri trattati come appestati». Legge Laricchia da rivedere

È finito in un vero e proprio cul de sac il governatore Antonio Decaro alle prese con la formazione della nuova giunta regionale. Un rebus politico e normativo che tiene insieme paletti stringenti e trappole disseminate lungo il percorso, con due ostacoli su tutti: la legge elettorale pugliese e la famigerata legge Laricchia, ribattezzata senza…
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È finito in un vero e proprio cul de sac il governatore Antonio Decaro alle prese con la formazione della nuova giunta regionale. Un rebus politico e normativo che tiene insieme paletti stringenti e trappole disseminate lungo il percorso, con due ostacoli su tutti: la legge elettorale pugliese e la famigerata legge Laricchia, ribattezzata senza giri di parole la norma «anti trombati». Una combinazione che, nei fatti, rischia di paralizzare le scelte del presidente proprio nel momento in cui la macchina amministrativa dovrebbe ripartire a pieno regime. Ieri, Decaro ha scelto di affrontare apertamente il tema, rispondendo a ruota libera alle domande dei cronisti a Bari, in piazza Massari, a margine della due giorni di prevenzione e screening promossa dalla «Lilt» insieme alle associazioni di familiari e pazienti oncologici.

Un contesto lontano dalle stanze della politica, ma forse proprio per questo ideale per chiarire una posizione che il presidente definisce senza mezzi termini «insostenibile». Il giudizio sulla legge Laricchia è tranchant. «Mi sembra una norma ispirata all’autoconservazione degli eletti ed è per giunta iniqua», ha spiegato, «perché i nominati negli enti e nelle agenzie regionali vengono scelti dal Consiglio regionale, ma a metterci la faccia è il presidente, che diventa responsabile di nomi fatti da altri».

Un corto circuito istituzionale che, secondo Decaro, si è già visto all’opera nell’ultima legislatura, quando le nomine di competenza del «parlamentino» regionale si sono rivelate un percorso a ostacoli. A sostegno della sua tesi, il governatore ha ricordato casi emblematici: «I garanti dei minori, dei detenuti e dei disabili sono tuttora in proroga, nonostante siano scaduti da almeno un anno e mezzo. Per il Corecom non so quanti mesi ci siano voluti per trovare un accordo tra i partiti».

Da qui il timore dichiarato di ritrovarsi in una nuova impasse: «Spero di non dover affrontare una situazione in cui non sarà possibile procedere alle indicazioni». Ancora più caustico il passaggio sull’articolo che vieta l’assegnazione di incarichi ai candidati alle regionali. «I candidati vengono considerati alla stregua di appestati», ha detto senza attenuare i toni, «e questo è ingiusto, soprattutto se si considera che da oltre un anno non si applica più la legge Severino, che imponeva due anni di stop dalle cariche pubbliche per chi avesse ricoperto ruoli politici». Il paradosso, secondo il presidente, è evidente: «A livello nazionale oggi chi ha fatto l’assessore o il consigliere può il giorno dopo svolgere qualsiasi altra attività. In Puglia, invece, è costretto a restare ai box».

Da qui la volontà, dichiarata apertamente, di intervenire subito su entrambe le norme, nel rispetto delle prerogative dell’aula. «Sono anch’io un consigliere regionale – ha sottolineato – e valuterò insieme agli altri le soluzioni». Un messaggio politico chiaro, che apre alla possibilità di una revisione legislativa rapida, se ci saranno le condizioni. Non meno critico il giudizio sul combinato disposto tra Statuto pugliese e legge elettorale in materia di nomina degli assessori. «In Campania li nominano tutti dall’esterno, mentre in Veneto gli assessori si devono dimettere. La norma pugliese, invece, lega le mani al presidente e mi sembra orientata all’autoconservazione, non agli interessi della comunità».

Quanto ai tempi, il governatore ha scandito una linea prudente ma netta: «Aspetterò la proclamazione degli eletti e subito dopo procederò alle nomine». «Quest’anno credo che le Corti d’Appello dovranno esprimersi tenendo conto dei ricorsi elettorali dell’ultima tornata, che peraltro sono in contraddizione tra loro». Mani legate, dunque, e scelte obbligate. «Di certo sceglierò nell’ambito dei consiglieri proclamati – ha concluso – molti li conosco personalmente, avendoci lavorato».

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