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Elezioni Regionali, volano stracci nel Pd pugliese: Amati a tutto campo contro De Santis

Volano gli stracci nel Pd pugliese fra il segretario regionale, Domenico De Santis e l’assessore regionale al Bilancio, Fabiano Amati, rientrato di recente nel partito, dopo una pausa in Azione. Dopo il veto imposto sulla sua ricandidatura (quarta legislatura con deroga già ricevuta in passato), Amati ha attaccato duramente De Santis, che è vicecapo di…
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Volano gli stracci nel Pd pugliese fra il segretario regionale, Domenico De Santis e l’assessore regionale al Bilancio, Fabiano Amati, rientrato di recente nel partito, dopo una pausa in Azione. Dopo il veto imposto sulla sua ricandidatura (quarta legislatura con deroga già ricevuta in passato), Amati ha attaccato duramente De Santis, che è vicecapo di Gabinetto del presidente, Michele Emiliano.

A innescare la miccia, le parole dello stesso De Santis che aveva sbarrato la strada ai «trasformisti» e motivato l’esclusione con il fatto che «il Pd non è un taxi». La replica di Amati è arrivata come una raffica su un post. «Ma questo è completamente fuori… e mo’ che usciranno i fatti suoi?», poi l’attacco diretto sulla doppia veste di De Santis, «pagato dai contribuenti per fare il segretario regionale del mio partito».
Il nodo del contendere è il Comune di Brindisi, dove Amati, ha appoggiato la vittoria del centrodestra con il sindaco Marchionna.

L’assessore, però, ribalta l’accusa e chiama in causa Emiliano: «Omette di dire che il suo datore di lavoro (di Desantis) disse ‘mai con Amati’, e lui eseguì scodinzolando, facendo perdere le elezioni al mio amico Fusco». Ma l’affondo più velenoso di Amati riguarda la candidatura di De Santis nella BAT, fuori dal suo territorio: «Per ‘rappresentare i territori’ si candida dove non lo conoscono, perché a Bari non c’è posto per lui. Non lo vuole nemmeno il suo datore di lavoro». E conclude: «Vuole fare Vyshinsky, il procuratore delle purghe staliniane, ma dimentica che Vyshinsky era padrone del mulino. Lui è solo una pulce che si crede mugnaio perché l’hanno spinta nella farina».

La risposta di De Santis è arrivata via social, con toni pacati, ma fermi: «All’odio rispondo con un sorriso. Da questa mattina i miei profili sono pieni di insulti e minacce. Chi ricopre ruoli pubblici deve dare il buon esempio. Il passo tra violenza verbale e fisica è breve». Uno scontro duro considerando che per Amati un posto in lista nel Pd gli avrebbe assicurato una rielezione agevole (il partito viaggia al 30% nei sondaggi) rispetto ad una candidatura nella civica «Per la Puglia con Decaro», di almeno un terzo inferiore alle percentuali del Pd con il rischio di restare fuori dai giochi. Ad incendiare ulteriormente il clima la nota della segreteria del Pd di Brindisi.

«Si possono alzare i toni quanto si vuole, ma nel Pd le decisioni si prendono negli organismi eletti, si legge in una nota a firma della direzione provinciale, ad eccezione di Fasano. Amati è lo stesso consigliere eletto nel Pd che poi ha sostenuto e festeggiato l’elezione del sindaco di Brindisi insieme a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia sfilando sui palchi».

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