Alla fine naturale della legislatura mancano circa due mesi. Eppure, in Puglia, la data delle elezioni resta un rebus. E ciò contribuisce allo stallo in cui sono piombati centrodestra e centrosinistra, alle prese rispettivamente con la spartizione delle candidature nelle varie regioni al voto e con le tensioni tra l’eurodeputato Antonio Decaro e il governatore Emiliano.
La data
E proprio a Emiliano spetta l’indicazione della data in cui i pugliesi saranno chiamati a rinnovare il Consiglio regionale. Il presidente, però, non si è ancora espresso, anche perché sul giorno manca un accordo in seno alla Conferenza delle Regioni.
Il governatore campano Vincenzo De Luca ha proposto un rinvio di qualche mese, cioè all’inizio del 2026, in modo tale da consentire l’approvazione dei bilanci delle Regioni. Opinione condivisa dal suo collega friulano Massimiliano Fedriga, che della Conferenza delle Regioni è presidente: «Se si vota in autunno, si rischia il bilancio provvisorio per le Regioni, con la scadenza per il Pnrr fissata a giugno del prossimo anno». In Toscana, invece, il governatore uscente Eugenio Giani vorrebbe che le urne si aprissero il 12 o 19 ottobre. Insomma, il caos totale.
Lo stallo
Le incertezze sulla data del voto non fanno altro che alimentare lo stallo nelle coalizioni. Due giorni fa i leader nazionali del centrodestra si sono riuniti a Palazzo Chigi, ma il vertice si è concluso con una fumata grigia. L’intesa sulle investiture nelle varie regioni non c’è, ma il nome del candidato in Puglia dovrebbe essere espresso da Forza Italia. Per questo motivo in pole position c’è il deputato brindisino Mauro D’Attis, leader regionale dei berlusconiani, ma non si escludono sorprese come l’altro parlamentare Andrea Caroppo e l’eurodeputato meloniano Francesco Ventola.
Nel centrosinistra, invece, a tenere banco è la tensione venutasi a creare tra il presidente uscente Michele Emiliano, che ha manifestato la volontà di candidarsi come consigliere, e l’eurodeputato Antonio Decaro, che da aspirante governatore non vede di buon occhio la discesa in campo dell’uomo che lo tenuto politicamente a battesimo.