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Regionali in Puglia, il Pd primo partito con il 25%. Nel centrodestra Fratelli d’Italia è al 18%

I numeri sono impietosi. Non solo riguardo al risultato che ratifica quanto era già ampiamente previsto, ma anche in riferimento all’affluenza alle urne. L’astensionismo Senza entrare in analisi politiche e sociologiche in senso stretto, il primo elemento che non può lasciare indifferenti riguarda il segno meno davanti alla cifra 600mila: sono i pugliesi che domenica…
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I numeri sono impietosi. Non solo riguardo al risultato che ratifica quanto era già ampiamente previsto, ma anche in riferimento all’affluenza alle urne.

L’astensionismo

Senza entrare in analisi politiche e sociologiche in senso stretto, il primo elemento che non può lasciare indifferenti riguarda il segno meno davanti alla cifra 600mila: sono i pugliesi che domenica e lunedì 23 e 24 novembre hanno scelto di fare altro piuttosto che dedicare qualche decina di minuti per raggiungere il proprio seggio ed esercitare il diritto di voto. Un diritto che – non fa mai male ricordarlo – è anche un dovere, soprattutto di carattere morale.

Nel 2020, per eleggere Michele Emiliano al secondo mandato, si recarono ai seggi meno di due milioni di pugliesi; in questa tornata, invece, per designare Antonio Decaro nuovo inquilino del palazzo di lungomare Nazario Sauro il conto si ferma al milione e trecentomila elettori. Un tema – ci si sente ripetere sempre più spesso – sul quale occorre approfondire una riflessione e cercare rimedi, ma che torna ogni volta nei dibattiti dei salotti televisivi post elettorali e sembra sempre che sia la prima volta.

I candidati presidenti

Cinque anni fa Michele Emiliano dovette misurarsi con altri sette pretendenti, anche se la partita vera fu solamente quella con Raffaele Fitto. Finì con l’ex magistrato al 46,78% e l’attuale Commissario europeo al 38,93%. Di rilievo solamente il risultato del terzo incomodo, Antonella Laricchia (Movimento 5 stelle), che si fermò all’11,12%, mentre si dovettero accontentare delle briciole Ivan Scalfarotto (1,6%), Mario Conca (0,89%), Nicola Cesaria (0,39%), Franco Bruni (0,17%) e Andrea D’Agosto (0,13%).

Antonio Decaro aveva di fronte solamente tre avversari: Luigi Lobuono, per il centrodestra, e i due indipendenti Ada Donno e Sabino Mangano. In teoria, ci sarebbe dovuta essere partita fra i primi due, ma da molte settimane ogni rilevazione demoscopica dava largamente davanti il candidato del centrosinistra, ex sindaco di Bari e attuale eurodeputato. È finita, com’è noto, con il più classico dei «cappotti»: Decaro è andato vicino a «doppiare» Lobuono (64,07% contro 35,03). Mai in partita Donno (0,7%) e Mangano (0,2%).

Le liste

A sostegno di Antonio Decaro, il 23 e 24 novembre scorsi, solamente sei liste: Partito Democratico, Decaro Presidente, Per la Puglia Decaro candidato presidente, Movimento 5 stelle, Avanti Popolari con Decaro candidato presidente, Alleanza Verdi Sinistra. Emiliano mise insieme una coalizione «monstre» di partiti e movimenti civici, per una coalizione con 15 simboli.

Dall’altra parte, Luigi Lobuono ha corso solamente con cinque liste (Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega Puglia, Noi Moderati – Civici per Lobuono e La Puglia con noi, ma solamente in tre circoscrizioni); anche Raffaele Fitto corse con 5 liste, ma c’erano La Puglia Domani e Udc – Nuovo Psi, oltre a Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.

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