«Abbiamo governato così bene che oggi possiamo dire che praticamente l’esito delle elezioni è scontato». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, intervistato da Tiziana Panella a Tagadà, su La7.
Il governatore ha sottolineato che «in Puglia abbiamo 40 punti di vantaggio nei sondaggi, sono vent’anni che governiamo questa regione» e ha evidenziato che «abbiamo questo vantaggio adesso che Decaro non è ancora presidente. Vedremo tra 5 anni quando sarà nuovamente candidato quanti punti avrà. Abbiamo questo vantaggio certamente anche per la sua personalità, ma sondaggi alla mano, con lui abbiamo 6-7 punti in più. Senza di lui avremmo vinto con 32-35 punti di vantaggio. Dopo di che lui è un ottimo candidato sul quale notoriamente io ho investito un ventennio della mia attività».
Per Emiliano, inoltre, le prossime elezioni regionali saranno un test nazionale, «come tutte le elezioni regionali».
C’è chi sostiene che Antonio Decaro potrebbe candidarsi alla segreteria nazionale del Pd. Per Emiliano, però, «sarebbe terribile se fosse così perché chi si candida a fare il presidente della Puglia ha il massimo onore che può essere concesso a qualcuno. Non si può pensare di utilizzare questi 20 anni di buon governo, questa fiducia straordinaria che i pugliesi hanno nel centrosinistra, per fare altro. Questo sarebbe un tradimento molto pesante che io escludo perché Antonio mi ha assicurato che lui vuole fare il presidente della Regione per dieci anni, ovviamente perché sennò non si dovrebbe candidare».
A proposito del veto posto da Decaro alla sua candidatura a consigliere regionale, il presidente uscente ha detto: «Antonio Decaro mi ha chiesto di potersi esprimere al meglio senza la mia candidatura e io l’ho accontentato come ho fatto sempre in questi vent’anni. Non è andata così morbidamente ma oggi la mia posizione è morbida, affettuosa e comprensiva».
Quanto al suo futuro, «voglio ricordare a tutti – ha detto – che io un lavoro ce l’ho [il magistrato, ndr]. Non ho fatto politica perché avevo un lavoro che non mi piaceva, quindi al limite tornerò al mio lavoro ma sono sempre pronto a lavorare per la mia regione e per il mio Paese».