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Pazza idea in Puglia, una norma regionale per “allungare la vita” alla legislatura e fissare il voto in primavera

C’è una pazza idea che circola da giorni nei corridoi del Consiglio regionale pugliese. Una pazza idea messa nero su bianco in una proposta di legge finalizzata ad allungare la vita alla legislatura in corso spostando la data delle elezioni da novembre 2025 alla finestra 15 maggio-15 giugno 2026. Al momento il testo non è…
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C’è una pazza idea che circola da giorni nei corridoi del Consiglio regionale pugliese. Una pazza idea messa nero su bianco in una proposta di legge finalizzata ad allungare la vita alla legislatura in corso spostando la data delle elezioni da novembre 2025 alla finestra 15 maggio-15 giugno 2026. Al momento il testo non è firmato, ma in compenso contiene una lunga relazione per supportare la tesi del rinvio del voto alla primavera del prossimo anno.

Lo scontro

Il tema è divisivo e a Roma sta aprendo polemiche infinite con la premier Giorgia Meloni alle prese con le richieste della Lega, che vuole far slittare le regionali per favorire il governatore veneto Luca Zaia, e il resto degli alleati contrario. In attesa di una parola definitiva da Palazzo Chigi, i partiti pugliesi puntano a dire la loro e magari, chissà, a spuntarla.

L’obiettivo

Non è un trucco – come si legge nel testo – finalizzato ad allungare il mandato per incassare altri sei stipendi d’oro da 15mila euro al mese per i 51 inquilini del Palazzo. L’obiettivo è più nobile ed è finalizzato a evitare un turno elettorale isolato in autunno. Da qui l’ipotesi di accorpare il voto delle regionali alle amministrative del 2026, con un risparmio stimato di 15 milioni di euro. In pratica i soldi da destinare in autunno per allestire seggi, far stampare schede, pagare personale e organizzare la logistica, potrebbero essere risparmiati e magari impiegati per fini più importanti, ad esempio per coprire il buco della sanità. Inoltre il rinvio garantirebbe una migliore gestione organizzativa: più sedi scolastiche disponibili, clima più favorevole, e la possibilità per l’attuale Consiglio di approvare il bilancio di previsione a dicembre, assicurando continuità nella transizione tra vecchia e nuova legislatura.

I precedenti

Nel testo si citano diversi precedenti simili: dal rinvio per l’emergenza Covid alla legge del 2014 in Abruzzo che fece slittare il voto alle Europee di maggio. Ma anche quella della Basilicata che andò a sbattere successivamente contro la pronuncia negativa del Tar. Tuttavia la proposta resta una bozza aperta, di natura tecnica, una norma in ogni caso eccezionale, non ripetibile in altre competizioni, ma solo per la prossima. I partiti stanno valutando chi dovrà presentarla e soprattutto quando depositarlo stante il clima da piena campagna elettorale. In realtà la proposta godrebbe sulla carta di un appoggio bipartisan, una maggioranza trasversale pronta a sostenere il rinvio che farebbe comodo a tanti. Fermo restando, però, che il testo è ad alto rischio di incostituzionalità, un po’ com’è già accaduto per la legge “anti-sindaci” e che in materia l’ultima parola è quella del governo centrale che, secondo gli ultimi rumors, sarebbe già intenzionato a spostare le regionali a marzo 2026.

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