Chi ha già un impianto fotovoltaico potrà sostenere il repowering, il suo potenziamento e ammodernamento, senza richiedere una nuova valutazione di impatto ambientale.
È una novità importante quella introdotta dalla manovra finanziaria della Regione perché permetterà l’aumento della potenza degli impianti già esistenti senza occupare nuovo suolo. Da questo punto di vista la Puglia ha un triste primato nazionale: il 75% dei pannelli solari è posizionato a terra, contro una media nazionale del 42%.
Con una seconda normativa, invece, sempre la Regione disciplina gli interventi su impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili nei siti oggetto di bonifica e nelle aree interessate da cave e miniere cessate, non recuperate o abbandonate o in condizioni di degrado ambientale. Sarà possibile realizzare qui nuovi impianti purché le suddette aree siano oggetto di un preliminare intervento di recupero e di ripristino ambientale, nel rispetto della normativa regionale, con oneri a carico del soggetto proponente.
Una novità, dunque, che apre le porte anche a nuovi impianti. A non convincere molti cittadini, invece, sono le pale eoliche che ha autorizzato il Governo, in particolare il Ministero della transizione ecologica. Ben 12 dei 20 progetti off shore approvati sono in via di realizzazione in Puglia. Tra quelli più discussi c’è quello salentino che verrà realizzato tra Porto Badisco e Santa Maria di Leuca. Un impianto che a regime genererà 1,3 GW con una produzione annuale stimata pari a circa 4 TWH (Terawattora). Si tratta dell’equivalente del consumo di oltre un milione di utenze domestiche. L’azienda che realizzerà l’opera, la “Odra Energia”, presenterà mercoledì prossimo l’istanza per l’autorizzazione del progetto con lo spostamento delle 90 pale eoliche da 9 a 12,8 km dalla costa. Un passo verso le associazioni ambientaliste che si erano opposte al progetto ma che non convince fino in fondo Legambiente.
«Noi chiediamo che venga fatto uno studio sull’impatto ambientale degli impianti – afferma Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia -. Solo così possiamo renderci conto di cosa vorrà dire per l’ecosistema marino accogliere questi impianti». Si tratterà di strutture galleggianti che verranno ancorate ai fondali. È proprio questo aspetto a destare le maggiori perplessità dell’associazione ambientalista. «Se le catene sono lunghe 10 metri hanno un impatto, se lo sono 20 un altro – ha proseguito Ronzulli -. Non è tanto l’inquinamento a spaventarci ma il lavoro che verrà svolto per realizzare gli impianti e l’impatto a lungo termine dell’intera struttura». L’aspetto visivo, dunque, sarebbe solo una parte del problema. «Fino a qualche settimana fa ci dicevano che era impossibile realizzarle più a largo – conclude il presidente di Legambiente Puglia -. Ora prendiamo atto che chiederanno un allontanamento del 30%. Bene, ma non si risolvono tutti gli altri problemi che abbiamo sollevato». «La società ha accolto la richiesta emersa durante la fase di ascolto e dialogo col territorio – sottolineano dalla Odra Energia – ha abbiamo scelto di intraprendere prima di avviare la procedura autorizzativa».